Vedrai: “Serve una sede nuova per proseguire l’attività”
L'associazione di volontariato costretta a riorganizzare l'assistenza a causa delle dimensioni dei locali di strada Rebba
OVADA – «Condividere un’esperienza con questi ragazzi è un arricchimento anche per gli educatori. I progressi sono evidenti, basta avere gli occhi per vederli». Veronica Parodi ha iniziato la sua esperienza con Vedrai una decina di anni fa, proveniente dagli Scout. Oggi è presidente dell’associazione che sostiene giovani studenti ovadesi affetti da gravi disabilità: fra le altre sindrome di Rett o Down, autismo, psicosi, epilessia. Oggi il gruppo di lavoro che da sempre gravita attorno alla figura del professor Pietro Moretti è di fronte a un altro problema: l’inadeguatezza dell’attuale sede di via Rebba, allestita grazie all’autofinanziamento, resa ancora più evidente dalla necessità di rispettare norme di sicurezza e prevenzione del contagio. Per far presente l’attuale situazione nei giorni scorsi è partita una lettera recapitata a sindaco e membri dell’attuale Giunta.
Lavoro rallentato
«L’emergenza sanitaria del “Covid-19” – si legge – ha inoltre aumentato i problemi della mancanza di spazio. Con il rispetto delle norme stabilite sia a livello centrale che regionale, abbiamo gradualmente ripreso l’attività: da fine maggio parzialmente, con l’inizio del mese di settembre all’80%». Una situazione che andrà necessariamente rivista in questa nuova fase di emergenza. «In queste settimane – prosegue Parodi – il lavoro è andato avanti a gruppi, pur con accortezze, per quei ragazzi per i quali è possibile. In molti casi però il rapporto con l’educatore è stato esclusivo. Questo ha rallentato tutto, anche la fase di sviluppo dei software». I quaderni ipermediali sono lo strumento con i quali Vedrai stimola la creatività e l’apprendimento dei giovani assistiti. «C’è bisogno di confrontarsi e dialogare. Come per tutti».
Attesa infinita
La possibile soluzione è un’idea già esposta quattro anni fa. Utilizzare parte dei locali della stazione centrale a poca distanza. Per rilanciarla Vedrai ha scritto anche alle Ferrovie. «Nel 2016 – si legge nella lettera firmata da volontari e parenti dei ragazzi – presentammo all’ufficio competente di Genova la richiesta per l’utilizzo sociale dei locali. Ad oggi non abbiamo ricevuto risposta nemmeno per quanto riguarda il sopralluogo necessario per presentare un progetto più dettagliato». Sforzi che rischiano di essere vanificati dall’inerzia. Così come, proprio in questi giorni, si sta cercando una soluzione anche per la sede della Valle Stura, il progetto partito cinque anni fa per l’assistenza a altri cinque giovani.