Il Santuario delle Rocche resta inagibile: ora l’incognita è sulle risorse
Dopo il crollo, la ditta ha provveduto a rimuovere il materiale franato. Un bando del CRT in soccorso per la ricostruzione?
MOLARE – Resta inagibile e, in attesa di sviluppi – su più fronti – inaccessibile al pubblico il Santuario di Madonna delle Rocche di Molare. A ribadirlo sono gli stessi Padri passionisti che, dopo la sospensione (per un presunto caso di “Covid-19”, poi smentito dalla Comunità) temporanea delle funzioni religiose, dieci giorni fa sono stati “colpiti” dal crollo di una parte della struttura. «Rispetto alla settimana scorsa, la situazione non è cambiata – precisa il sindaco di Molare, Andrea Barisone –. Abbiamo semplicemente rimosso il combustibile che, attraverso l’apposito impianto, riscalda le casette poste a valle. Ma, almeno per il momento, i Padri restano al loro posto e presto uno di loro farà un ultimo tampone, per sicurezza».
Nei giorni scorsi, però, è arrivata anche la relazione firmata da Eugenio Boccaccio, ingegnere e progettista dei lavori proseguiti fino a lunedì scorso nell’area limitrofa ad uno dei luoghi di culto più significativi dell’Ovadese. «Se si vuole restituire decoro e funzionalità al Santuario di Madonna delle Rocche si dovranno mettere in campo tutte le iniziative volte al reperimento urgente dei necessari finanziamenti finalizzati al ripristino dei danni». Dieci giorni fa il cedimento del piazzale antistante e i danni irreversibili nei locali situati accanto alla chiesa. Oggi la consapevolezza che quegli spazi andranno abbattuti e di una situazione molto delicata frutto delle vicende degli ultimi mesi.
Ieri pomeriggio la ditta ha provveduto a rimuovere il materiale crollato. Negli ultimi giorni si è lavorato per messa in sicurezza del cantiere con demolizione delle porzioni pericolanti del muro e dei locali della sala ricordi. «I passaggi prossimi – prosegue Boccaccio – saranno quelli della redazione di una perizia di variante per portare a compimento, con tutti i limiti del caso, il progetto finanziato». Un’indicazione che rimanda a un iter portato avanti negli ultimi mesi e particolarmente complesso. «Il progetto di consolidamento predisposto nei giorni successivi al cedimento del novembre 2019 – aggiunge l’ingegnere – mirava principalmente a mettere in sicurezza ed a salvaguardare la stabilità del muro di sostegno del piazzale e del piccolo fabbricato adiacente al Santuario… La somma a disposizione (100 mila euro ndr) non permetteva di intervenire anche sul versante».
Dall’ingegner Boccaccio arriva poi una critica, nemmeno troppo velata, alla Regione Piemonte che, pur avendo mandato sul posto una geologa poche ore dopo il crollo, ha comunicato l’intenzione di non fornire alcun aiuto economico dal momento che si tratta di una proprietà privata. «Se qualcuno vorrà ricostruire il muraglione dovrà anche trovare le risorse necessarie – sottolinea Barisone –. C’è un bando della CRT in scadenza a fine mese, so che la Diocesi sta facendo le opportune valutazioni in tal senso».