Gigi Proietti e quella vota al Municipale… in incognito
Il testo della giornalista Silvana Mossano
CASALE – Oggi si sono celebrati a Roma i funerali di Gigi Proietti, morto il 2 novembre, giorno del suo ottantesimo compleanno. La giornalista casalese Silvana Mossano, sul suo blog, lo ricorda attraverso le parole di Franco Gervasio che lo convinse a venire al Municipale… in incognito.
Di seguito riportiamo integralmente l’articolo di Silvana. Lo trovate anche qui.
Il Municipale a Gigi Proietti, che lo aveva visitato in incognito poco meno di una trentina di anni fa, era «piaciuto da pazzi», proprio così: «Era piaciuto da pazzi» ricorda Franco Gervasio che, da direttore artistico, nella primavera del 1990 aveva riaperto il teatro casalese riportandovi l’«Emozione in scena».
Gervasio lo avrebbe voluto, eccome, Proietti, in uno dei cartelloni che, per una decina d’anni, ha confezionato, stagione dopo stagione, con tocco inedito. Alla riapertura del Municipale, che era rimasto chiuso mezzo secolo prima di essere rianimato da un poderoso restauro, per scegliere il personaggio più adatto allo spettacolo inaugurale il direttore artistico aveva fermato la gente per strada, era entrato nei bar e nei negozi: «Secondo voi, chi è il più grande attore italiano?». I più avevano risposto: «Gassman». Pertanto, Gervasio era andato a casa sua e gli aveva detto proprio così: «Non posso che riferire che cosa vogliono i casalesi per riaprire il loro teatro: vogliono Gassman». E Gassman, stringendosi nelle spalle, «e sia», aveva acconsentito.
Gervasio, dunque, nel decennio in cui ha guidato e animato il teatro di piazza Castello, ascoltava il polso del pubblico, e poi andava in giro a curiosare, a cercare, a scoprire proposte artistiche particolari. Su Gigi Proietti si era impuntato; non che ci fosse molto da scoprire, in verità, sulla bravura del fantastico mattatore romano. «Avevo già avuto modo di conoscerlo perché me lo aveva presentato un amico comune, Ugo Gregoretti, con il quale io avevo lavorato molto a Torino. All’epoca, poi, Proietti aveva un impresario piemontese. Qualche volta ci siamo trovati a pranzo o a cena a Roma tutti e quattro – ricorda -; c’era da ridere, perché Proietti e Gregoretti parlavano in romanesco, l’impresario e io in piemontese». Che uomo era? «Educatissimo che, nell’ambiente, non è così frequente, ricco di ironia e autoironia, molto attento e interessato al talento. Lo ha dimostrato nella scuola in cui ha generosamente fatto crescere molti giovani».
Riprende Gervasio: «Una sera, dunque, – ripesca nei ricordi – andai a Milano, al Manzoni, dove Proietti era impegnato nella magistrale interpretazione di “Edmund Kean”, che ha riproposto poi anche più recentemente al Globe Theatre di Roma. Lo raggiunsi in camerino, dopo lo spettacolo, e insistetti molto, sì, insistetti davvero molto perché venisse a vedere al Municipale di Casale… “almeno a vederlo, non è distante da qui – incalzavo – un’ora di macchina”. Accettò».
E il giorno dopo si presentò a Casale.
Ma «nun me fa’ truà nessuno!» si era raccomandato. E il direttore aveva ubbidito. L’aveva fatto entrare da una porticina laterale e aveva acceso tutte le luci osservando lo stupore incantato dell’attore romano: il grande palcoscenico del teatro casalese lo aveva affascinato e lui aveva anche fatto qualche prova di acustica, misurando la propria voce.
Intanto, s‘era fatta ora di pranzo. «Dove avrei potuto portarlo? La più semplice sarebbe stata entrare al Caffè San Carlo, appena lì fuori, ma, in pochi minuti, sarebbe arrivata una folla». E Proietti, invece, s’era raccomandato… «nun me fa’ truà»… ma lassa perde, ma chi te o fa fa’… Appunto. E quindi? «Attraversammo piazza Castello, tagliando, quasi furtivamente, in diagonale, e raggiungemmo la Canottieri dove, anche senza preavviso, non si fecero trovare impreparati». Che cosa vi portarono? «Mah, non ricordo più, però lui non era uno che mangiava molto».
Al momento dei saluti, «Ahò, Gervà, – disse Proietti – ti ho restituito la visita che m’hai fatto ieri al Manzoni». A Gervasio non bastava: «Se vuoi farmi un grosso regalo, vieni a recitare al Municipale!» lo pregò.
«Qualcosa faremo, qualcosa faremo» assicurò l’attore, ed era convinto. «Poi, però, non si è presentata l’occasione, anche perché – ricorda il direttore – lui alternava molto il teatro al cinema alla televisione. E tanto il cinema quanto la televisione hanno tempi e scadenze che pretendono la precedenza».
In realtà, nel 2006, Gianfranco Jannuzzo e Manuela Arcuri rappresentarono a Casale “Liolà” di Pirandello e la regia portava la firma di Gigi Proietti. Tuttavia, lui in persona, in segreto e a sala vuota, in un silenzioso mezzogiorno di circa trent’anni fa, le tavole del Teatro Municipale le ha calcate. E, con una preziosa scatola di latta rossa e oro tra le mani, se n’è andato con il gusto buono in bocca.