Tortona: cronaca di una riconversione annunciata
Il nosocomio è ridiventato Covid Hospital: le reazioni di politici e cittadini
TORTONA – L’annuncio di sabato pomeriggio scorso è arrivato improvviso ma non si può dire inatteso: le rassicurazioni che solo due settimane fa l’assessore alla sanità Luigi Icardi aveva garantito al sindaco Federico Chiodi sembravano da subito più di facciata che reali e in un Piemonte che sta pericolosamente sfiorando la soglia massima dei posti letto in Terapia Intensiva a pagare il prezzo per tutti sono nuovamente solo le sedici città scelte come sede di altrettanti Covid Hospital.
Il futuro a breve dei pazienti
Come precisato da una nota interna dell’Asl Al, però, non tutto viene fermato: se il Pronto Soccorso è già chiuso da ieri dopo essere stato l’ultimo a riaprire in tutta la provincia, dovrebbe proseguire in quanto da tempo trasferita in edifici autonomi rispetto al complesso dell’ospedale l’attività del Day Hospital, soprattutto oncologico, e del laboratorio analisi. Oggi, lunedì 2, è stata poi l’ultima giornata con tutti gli interventi programmati ed eseguiti regolarmente: a partire da domani tutte le attività ambulatoriali e gli interventi con priorità U ovvero indifferibili e urgenti verranno eseguiti a Novi Ligure, dove anche quelli con la priorità B saranno riprogrammati a cura della Asl Al che avviserà i pazienti mentre per le ricette con priorità D differibile e P programmabile le prenotazioni saranno sospese. Per liberare i posti letto dell’ospedale i pazienti attualmente ricoverati verranno trasferiti seguendo questi criteri: i pazienti di Ortopedia a Casale Monferrato, quelli delle altre specialità chirurgiche a Novi Ligure mentre quelli delle specialità internistiche verranno distribuiti tra tutti gli altri presidi della provincia ovvero Novi Ligure, Casale Monferrato, Ovada e Alessandria. Il tutto in una giornata che il sindacato Nursing Up aveva già programmato per lo sciopero degli infermieri da lungo tempo.
Chiodi: “Tutto questo avrà un prezzo”
Una scelta che comunque fa discutere, soprattutto perché mentre a marzo fu praticamente obbligata dall’alto tasso di contagi in città e dalla constatazione che la struttura ospedaliera era già stata compromessa, ora Tortona è uno dei centri zona della provincia con la migliore situazione e la riapertura del Covid Hospital sembra solo una scelta di comodità a dispetto della sicurezza dei cittadini. La stessa amministrazione comunale, che durante la prima ondata era sembrata più accondiscendente, ora risponde per le rime alla regione: “Il comportamento virtuoso dei tortonesi e la gestione dell’Asl Al fino a oggi del contagio nella nostra zona ci ha permesso di essere una delle aree meno colpite – ha commentato Chiodi – Ora la Regione ci impone un nuovo sacrificio senza che l’Unità di crisi ci abbia prima consultati. Ci sarà un prezzo da pagare per questa imposizione, è inevitabile. Mi riferisco al dover mettere per iscritto i potenziamenti che dovranno essere effettuati nel nostro ospedale in tempi rapidi, una volta superata l’emergenza sanitaria. Su questo saremo intransigenti. Ancora una volta Tortona, insieme ad altri quindici ospedali, deve venire in soccorso del Piemonte, e se da un lato non ci tiriamo indietro alla prospettiva di aiutare molti cittadini del Piemonte gravemente malati, dall’altro non possiamo che denunciare una gestione molto discutibile di questo drammatico passaggio“.
Le scuse dell’assessore Icardi
Una scelta quasi obbligata dai numeri in crescita a Torino, che nella stessa giornata di sabato ha mobilitato le ambulanze di tutte le associazioni di soccorso regionali per scaricare la pressione sugli ospedali cittadini trasferendo i pazienti nei rinnovati Covid Hospital, e ad Alessandria dove nonostante la piena disponibilità della clinica Salus negli ultimi giorni era stato necessario invadere sia le chiese che alcune tende predisposte appositamente dall’esercito. “Sono rammaricato con il sindaco e i cittadini di Tortona – si è scusato pubblicamente l’assessore Icardi – ai quali in ogni modo avrei voluto risparmiare il sacrificio dell’ospedale, che già era stato impegnato in prima linea nella prima fase dell’emergenza. La soluzione alternativa della clinica di Alessandria non è bastata, di fronte alla repentina recrudescenza della pandemia non ho potuto oppormi alla scelta tecnica del Dipartimento di Emergenza delle malattie infettive.”
Le parole dell’ex sindaco
Fra le dichiarazioni a supporto del sindaco Chiodi, una è particolare non tanto per i contenuti ma per l’autore: l’ex sindaco Gianluca Bardone, memoria storica nella lotta per la difesa del nosocomio locale, che ricorda come “La regione Piemonte, a partire dal 2012, ha iniziato ad adottare provvedimenti mirati solo a depotenziare il nostro ospedale (di confine per loro), per poterlo consegnare, lo stiamo constatando in questi giorni, alla gestione privata. Questo disegno è stato attuato da tutti gli amministratori, di destra e di sinistra, che in questi otto anni si sono succeduti alla guida della sanità regionale. Nel 2015 io presi una decisione di cuore (d’impeto, secondo gli attuatori e fiancheggiatori del disegno anti tortonese), abbandonai la parte politica nella quale mi ero riconosciuto per anni e, al termine del mandato da Sindaco, sono tornato a fare il mio lavoro. Se Federico Chiodi prenderà le distanze dal governo leghista regionale e, mi permetto di sospettare, anche provinciale, perché quando un ospedale soffre ve ne sono altri che tirano un sospiro di sollievo per lo scampato pericolo, compirà un gesto apprezzabile. Ed io glielo riconoscerò pubblicamente, come lui ha fatto con me in consiglio comunale, rispondendo a una interrogazione del Pd locale”.
C’è Voghera: ma per quanto?
Fuori dal balletto della politica, a preoccupare i cittadini più di tutto è ovviamente però la chiusura del Pronto Soccorso che lascia poche alternative: in caso di urgenza bisognerà rivolgersi alle strutture di Novi Ligure o di Alessandria anche se la realtà dei fatti ha poi mostrato come in quelle circostanze gli abitanti del tortonese preferiscano le strutture della sanità lombarda ricorrendo ai servizi della vicina Voghera. Su quest’ultima scelta, però, pesa la spada di Damocle del prossimo Dpcm che potrebbe bloccare gli spostamenti fra le regioni costringendo così a cercare un’altra soluzione. In quest’ottica preoccupa particolarmente l’apertura alla presenza del sindaco Chiodi nelle riunioni del comitato per la gestione dell’Ordine pubblico in quanto è l’organismo attualmente incaricato di definire le possibili ‘zone rosse’ ovvero i primi centri nei quali si dovrebbe osservare una quarantena sicuramente più blanda di quella della scorsa primavera ma più restrittiva rispetto alle norme del territorio nazionale.