Nei guai per l’inchiesta troppo lenta: assolto magistrato alessandrino
Marcella Bosco era sotto indagine per omissione d'atti d'ufficio: "Il fatto non costituisce reato"
ALESSANDRIA – Gli strascichi di un causa civile promossa davanti al tribunale di Alessandria dalla suocera dell’allora presidente Gian Rodolfo Sciaccaluga (già presidente del Tribunale di Savona, di Casale, di Chiavari, ha presieduto anche una sezione della Commissione tributaria regionale del Piemonte), si erano fatti sentire a dieci anni di distanza. L’ex presidente Sciaccaluga è sotto procedimento, indagato per concussione. Mentre il sostituto procuratore alessandrino Marcella Bosco era finita sotto indagine dalla Procura di Milano per omissione di atti d’ufficio: ieri pomeriggio Marcella Bosco è stata assolta perché il fatto non costituisce reato.
Si trattava di due procedimenti distinti.
La vicenda ebbe inizio (nel 2008) – come avevamo già scritto nel febbraio 2019 – quando la suocera di Sciaccaluga, titolare della nuda proprietà di beni a Portofino (vigneti, uliveti, boschi e terreni) intentò una causa civile davanti al Tribunale alessandrino, all’epoca presieduto dal genero, per vedersi riconosciuta quella nuda proprietà che le derivava da un documento.
Il presidente del Tribunale avrebbe dovuto astenersi per almeno due buoni motivi. Intanto il grado di parentela, e poi per l’incompetenza territoriale (si trattava di beni a Portofino, le società che ne beneficiavano avevano domicilio legale all’estero e i loro rappresentati erano residenti a Genova).
Ma il presidente, evidentemente, secondo l’accusa, aggirò gli ostacoli affidando la causa a un giudice onorario (non fu indagato) che non avrebbe avuto la titolarità per quel tipo di causa. Sciaccaluga avrebbe preteso di vedere la bozza della sentenza, che integra e modifica.
Spuntò un’altra irregolarità? Gli atti della causa non sarebbero stati correttamente notificati alle società convenute (potenziali controparti in quel procedimento) perché la suocera di Sciaccaluga (morta nel 2009) non avrebbe indicato correttamente l’indirizzo del domiciliatario delle stesse. Quindi, in sostanza, le società non sarebbero state al corrente della causa grazie alla quale alla donna venne riconosciuto il titolo di proprietà.
Anni dopo, una delle due società presentò una querela alla Procura di Genova affinché si indagasse sulla veridicità del documento depositato agli atti di quella causa civile. Genova aveva trasmesso il fascicolo ad Alessandria, città dove quel documento era stato utilizzato. L’indagine venne affidata alla dottoressa Marcella Bosco. Siamo nel 2012. Gli accertamenti si conclusero nel 2013. Il 26 settembre 2016, il magistrato chiese l’archiviazione. Il Gip. Paolo Bargero, chiese di approfondire le indagini perché da quelle carte erano emersi atti che riguardavano l’operato di Sciaccaluga (è il 10 agosto 2017). Gli atti tornarono al Pm (Bosco) che, nel novembre 2017 ipotizzò l’abuso d’ufficio. Nove mesi dopo, il 10 agosto 2018, trasmise gli atti alla Procura di Milano (precostituita per legge) a carico del presidente del Tribunale alessandrino. L’eventuale abuso d’ufficio è prescritto.
A quel punto si aprono due filoni di inchiesta. Per Sciaccaluga l’ipotesi di concussione del got.
Per il Pm si ipotizzò l’omissione di atti d’ufficio.
Marcella Bosco, difesa dall’avvocato Piero Monti, aveva contestato le accuse. Se ritardi c’erano stati non sono ascrivibili alla sua deliberata volontà di ritardare atti del suo ufficio.
In quel periodo, riferito anche all’accorpamento degli uffici di Acqui Terme e di Tortona, era in atto una situazione di grave sofferenza degli uffici della Procura alessandrina conseguente al conferimento di un numero enorme di fascicoli assegnati dagli uffici giudiziari cessati ai magistrati già in servizio ad Alessandria. Situazione segnalata dall’attuale Procuratore Capo di Alessandria, Enrico Cieri, al Procuratore generale e al Consiglio superiore. Lo stesso procuratore Cieri aveva istituito un ufficio Stralcio e uno cosiddetto di Pronta Definizione (per sgravare i sostituti procuratori per quelle notizie di reato facilmente definibili). Una serie di iniziative dettate da una situazione di grave sofferenza dell’ufficio.