Terme, chiusura anticipata. L’albergatore: «Alla città servono nuove sinergie»
Ivo Tavella gestisce l'Hotel Belvedere, duramente colpito dalla crisi ricettiva
ACQUI TERME – Poche le prenotazioni e di conseguenza scarsi i profitti da quando lo scorso 3 agosto lo stabilimento curativo Nuove Terme ha riaperto i battenti. La nuova ondata di contagi, tra l’altro, non ha fatto altro che peggiorare la situazione. Così, senza inviare comunicazione ufficiale al Comune e alle strutture ricettive acquesi, Terme Spa decide di chiudere in anticipo lo stabilimento di via XX Settembre a far data dal 15 novembre, un mese prima della prevista chiusura stagionale (19 dicembre). La voce giunge prima alle orecchie degli albergatori acquesi e poi a quelle dell’amministrazione comunale, che decide di convocare per la serata di giovedì 15 un tavolo di confronto con gli albergatori, con invito esteso anche ai rappresentanti della società genovese, i quali, però, non si presentano. Su richiesta della Giunta pentastellata e dell’associazione albergatori, Terme Spa (via mail) concede quindi una piccola proroga alla chiusura: dal 15 novembre la serrata viene posticipata al 28 del mese.
«Il pressing del Comune e degli Albergatori – dichiara il sindaco Lorenzo Lucchini – ha portato ad una mediazione, e non è rimasto inascoltato. Siamo riusciti ad ottenere la posticipazione della chiusura, non è il massimo ma è già qualcosa. Al di là delle tensioni che ci contrappongono alle Terme in questa fase, devo ammettere che la recrudescenza dell’epidemia sta mettendo a dura prova tutte le stazioni termali. Apprezziamo, quindi, il tentativo di mediazione. Nei prossimi giorni chiederemo a Terme di Acqui di concedere alle strutture ricettive più accessi alla Spa interna al Grand Hotel di loro proprietà. Cercheremo poi, per il futuro, di riaprire il confronto su un accordo che offra sconti ai clienti degli alberghi alla Spa Lago delle Sorgenti. Infine, chiederemo in Regione una sponda per ravviare a Roma il dialogo per le convenzioni Asl sui trattamenti termali. Ciò darebbe una boccata di ossigeno ai nostri alberghi».
Ho fatturato un decimo rispetto allo scorso anno, le due settimane in più sono solo un “contentino”
Al tavolo convocato a Palazzo Levi era presente anche Ivo Tavella, gestore dell’Hotel Belvedere, voce fuori dal coro tra gli accomodanti stati d’animo dopo la proroga concessa da Terme Spa: «Ben venga questa decisione, ma non posso certo dirmi soddisfatto per quello che è né più né meno di un “contentino”. Non saranno quelle due settimane in più a cambiare l’andazzo di una stagione alberghiera ormai compromessa. Per quanto mi riguarda ho fatturato solo un decimo di quanto fatturato l’anno scorso. La zona dei Bagni, d’altronde, ha risentito particolarmente della generale crisi ricettiva». Pur comprendendo le scelte di Terme Spa, («ognuno, dopotutto, fa i conti a casa sua»), Tavella ne lamenta la “latitanza” riscontrata tra agosto e settembre: «Con gli albergatori convenzionati alle cure termali non c’è stata comunicazione. Per fissare due prenotazioni riservate a miei ospiti, ad esempio, ho dovuto discutere con il direttore del Grand Hotel».
(L’articolo prosegue dopo la foto – sala ristorante dell’Hotel Belvedere)
Per l’economia locale servono nuovi slanci, enogastronomia, terme e prodotti tipici non bastano più
Per l’albergatore acquese, ad ogni modo, ciò che manca davvero in città è una visione d’insieme che punti a far ripartire davvero (e una volta per tutte) l’economia locale: «Non basta spingere sempre sugli stessi tasti: enogastronomia, turismo termale, prodotti tipici. Ok, questi ci sono e li apprezziamo tutti, ma è evidente che per risollevare l’economia acquese occorre anche altro. Servono nuove idee per creare nuove opportunità, che comprendano anche industria e artigianato. Gli imprenditori locali – aggiunge Tavella – dovrebbero fare rete per investire sul serio sul rilancio del territorio e per creare nuove sinergie con l’amministrazione comunale, di qualunque colore essa sia. In questo modo, ne trarrebbe giovamento che il settore alberghiero. Servono alternative, perché noi albergatori se guardiamo ai prossimi 6 mesi non vediamo altro che scenari decisamente preoccupanti».