Vittoria Oneto: “Il progetto chiuso in un cassetto”
ALESSANDRIA – “Dorme un teatro scolpito al centro di un’agricola contrada, tanto qui nessuno si dispera.”
Così scriveva Paolo Conte nella sua canzone riguardo al teatro Alfieri di Asti che rimase chiuso per lungo tempo.
Ogni volta che passo davanti al “Comunale” penso a queste parole, guardo le saracinesche abbassate, il degrado, il vuoto. Il 2 ottobre 2010 il teatro veniva chiuso per una contaminazione d’amianto, poi una lunga vicenda giudiziaria, la bonifica terminata a dicembre 2015 e dopo 6 mesi la riapertura parziale.
Ci sono state due stagioni teatrali nelle sale più piccole, spettacoli per bambini, scuole, famiglie, eventi di vario genere. Dopo i primi indugi le persone sono tornate a rianimare quel luogo, con ritrovato entusiasmo, voglia di creare, stare insieme, guardare al futuro nostro Teatro.
Poi nel 2018, tutto si è bloccato di nuovo. Si è riabbassato il sipario, adducendo a motivazioni inesistenti ma la verità è che si è scelto di non investire in quello spazio, si è scelto di privare la Città, ancora una volta, del proprio Teatro. Un progetto c’è, ma è stato chiuso in un cassetto per evidente mancanza di volontà politica. C’era una manifestazione di interesse di alcuni privati che erano disponibili con un ingente investimento a riprogettare insieme all’Amministrazione quegli spazi.
Una casa per gli artisti, una casa della cultura. Una sala grande con solo la platea rimodulabile a seconda delle necessità, le gallerie trasformate in nuovi spazi per laboratori artistici e teatrali, delle sale per la danza, per la produzione musicale e sale prove, spazi per i giovani, aule per le assemblee e per lo studio. Spazi per progetti di innovazione sociale legati alla cultura, un luogo per la promozione turistica e per le startup in collaborazione con l’Università del Piemonte Orientale e il master sul Turismo, nuovi progetti e aule per Conservatorio Vivaldi. Il museo civico nei locali sotto la platea, grandi a sufficienza per ripensare ad un museo moderno che dialoga con il resto dell’edificio in un percorso storico artistico in continua evoluzione e mutamento.
Poi un ristorante rinnovato aperto sul foyer che diventa non solo luogo dove comprare i biglietti ma spazio vissuto, dove sedersi, leggere e magari consultare la Biblioteca dello spettacolo, il fondo Ferrero e tutto il materiale conservato negli anni. Una ristrutturazione innovativa, basata sull’efficientamento energetico, in cui sperimentare nuove soluzioni strutturali e di nuovi materiali in dialogo con i giardini pubblici, fondamentali nel nuovo progetto del Teatro. Un teatro accogliente, ospitale, vissuto tutti i giorni e tutto il giorno dove chiunque si possa sentire “a casa” anche solo per un paio d’ore.
Un luogo di contaminazioni artistiche, sociali e culturali da cui partire per ripensare e riorganizzare anche la nostra Città.
Le risorse umane non mancano e quelle economiche nemmeno se ci si crede veramente.
Certo parlare di un progetto così, con tutte le difficoltà che la cultura sta affrontando a seguito della pandemia può sembrare avventato ma occorre guardare avanti, oggi più che mai, partendo dalla possibilità di percorrere nuove strade, trovare nuove modalità di fruizione, anche in vista di un futuro pieno di incognite.
Ci vuole un po’ di ritrovato orgoglio, la voglia di investire in un progetto nuovo ma prima di tutto dobbiamo volerlo noi alessandrini. Non a caso, proprio ai suoi concittadini, era dedicata “Teatro” di Paolo Conte e ad Asti il teatro alla fine lo hanno riaperto.
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