Segre? “Bene la cittadinanza, meno il compromesso”
Sulla recente decisione del consiglio comunale
CASALE – L’Anpi di Casale, presieduta da Gabriele Farello, interviene sulla recente decisione del consiglio comunale di Casale, a quasi un anno dalla proposta avanzata dal gruppo consiliare del Pd, che verrà fatta la proposta alla senatrice Liliana Segre di conferimento della cittadinanza onoraria.
In particolare si fa riferimento alla rimozione, dal testo originario, dei riferimenti alle minacce ricevute e allo striscione intimidatorio a firma Forza Nuova che aveva reso necessario, nei confronti della reduce dei campi di sterminio, della predisposizione della scorta.
«La sezione Anpi di Casale Monferrato, pur essendo felice di apprendere che alla Senatrice Liliana Segre verrà fatta la proposta di conferimento della cittadinanza onoraria, esprime perplessità sul “compromesso” raggiunto dalle forze politiche. I riferimenti “agli insulti e minacce” rivolti alla Senatrice sui social e allo “striscione intimidatorio” firmato Forza Nuova, purtroppo scomparsi dal testo finale votato all’unanimità dal consiglio comunale in virtù del compromesso, sono fatti realmente accaduti. Ci preme sottolineare, infatti, che la mozione era stata presentata a seguito delle minacce ricevute dalla Senatrice Liliana Segre, di tale gravità da comportare il riconoscimento della scorta per proteggerla dalle squallide e vili intimidazioni da parte di chi è portatore di un pensiero completamente contrastante a quello che Liliana Segre si è impegnata, nel corso degli anni, a diffondere. Qui si scontrano due visioni inconciliabili della società e della politica. Da un lato il pensiero democratico, di cui la Senatrice è uno dei più significativi rappresentanti, e dall’altro il pensiero autoritario e fascista che Forza Nuova è fiera di rappresentare. Auspichiamo quindi che la Senatrice Segre possa essere ospite della nostra città per portare la propria preziosa testimonianza a cittadini e studenti, rafforzando nelle nuove generazioni i valori dell’antifascismo e della Costituzione».