Inquinamento: la Procura apre un nuovo procedimento
Gli esposti di Wwf e Legambiente. Alberto Maffiotti, direttore Arpa, promosso...e trasferito
ALESSANDRIA – Disastro ambientale, la storia non è chiusa.
Sulla scia della sentenza emessa lo scorso dicembre dalla Corte di Cassazione sul caso Solvay, in particolare su quanto scritto dai giudici a pagina 59, il WWF nazionale, assistito dall’avvocato Vittorio Spallasso, e Legambiente, con l’avvocato Cristina Giordano, hanno presentato altrettanti esposti in Procura. La Cassazione aveva constatato il proseguo della contaminazione ambientale Ausimont. Solvay avrebbe poi dovuto adottare direttamente i rimedi per scongiurare un pericolo eventuale per l’ambiente «anche interrompendo la produzione e gli sversamenti nel sito».
Le associazioni ambientaliste ora chiedono alla magistratura di accertare se quegli sversamenti in falda sono terminati oppure stiano continuando. A far scattare un campanello d’allarme la presenza in falda di tracce di cC6O4 (Pfas di nuova generazione) prodotto dal 2014 esclusivamente da Solvay.
Dal canto suo, la Procura ha iscritto un procedimento penale chiedendo ad Arpa di relazionare sulla situazione, acquisendo poi un corposo dossier documentale sia sul processo già definito che sulle nuove istanze. In sostanza, si sta indagando per chiarire se le nuove segnalazioni riguardano fatti successivi e diversi rispetto al processo penale concluso in via definitiva lo scorso dicembre.
Si apre dunque un nuovo scenario che vede al centro dell’attenzione l’inquinamento della Fraschetta.
Cassazione, la sentenza
Il 12 dicembre scorso, la Corte suprema di Cassazione aveva confermato la sentenza dei giudici della Corte d’Assise d’Appello che, come era accaduto ad Alessandria, aveva riqualificato il reato da avvelenamento doloso a disastro innominato colposo. I giudici avevano assolto Carlo Cogliati, Bernardo Delaguiche e Pierre Jacques Joris; si erano espressi per la condanna, invece, nei confronti di Giorgio Carimati, Giorgio Canti e Luigi Guarracino: le pene erano state ridotte da due anni e mezzo a 1 anno e 8 mesi ciascuno, con i doppi benefici di legge, ovvero la condizionale e la non menzione.
La procura generale
Le parole del procuratore generale, Ferdinando Lignola, erano ricadute in modo severo sulla storia del processo contro il polo chimico. A Spinetta Marengo c’è stata una contaminazione attiva, determinata da precise condotte omissive da parte degli imputati (il riferimento era alla mancata manutenzione della rete idrica).
Gli Enti e la bonifica
C’è un aspetto, poi, su cui pesa come un macigno il silenzio degli amministratori: ed è la bonifica. In prima battuta il Ministero chiamato a monitorare sulla bonifica di tutta l’area inquinata che comprende anche i terreni che si trovano all’esterno dello stabilimento.
Sul punto, i palazzi del potere fanno melina da anni. Ovvero, c’è la forte sensazione che stiano prendendo tempo, tergiversando, posticipando una decisione. Chi deve bonificare fuori dallo stabilimento (all’interno sta agendo Solvay, ndr)?
Secondo la sentenza, il Ministero dell’Ambiente invece di chiedere un risarcimento milionario avrebbe dovuto individuare le misure di riparazione , cioè di bonifica, da imporre ai titolari dell’obbligo di risarcire. Ovvero chi è stato condannato. Quindi, la Corte d’Assise ha rimesso le parti avanti al giudice civile per il risarcimento in forma specifica.
Spiegando meglio: il Ministero dell’Ambiente non doveva chiedere soldi come forma di risarcimento, ma avrebbe dovuto dettare tempi e modi per la bonifica integrale del sito. Per farlo, ora dovrà agire civilmente contro Solvay in esecuzione alla sentenza.
Direttore Arpa promosso… e trasferito
L’Alessandrino starebbe per perdere uno dei pilastri dell’inchiesta del 2008 che portò il polo chimico davanti a due Corti d’Assise e alla Cassazione (che sancì il disastro ambientale colposo). Voci di palazzo indicano Alberto Maffiotti (nella foto), dirigente dell’Arpa – Dipartimento di Alessandria e Asti – in partenza per Torino.
Una promozione che priverà il territorio di una presenza competente e di una memoria storica sulla vicenda degli ultimi quindici anni dell’inquinamento del polo chimico. Abbiamo chiesto conferma all’interessato che non commenta. Alberto Maffiotti, con Francesco Ammirata (allora comandante dei Carabinieri del Noe), lavorarono al fascicolo aperto dal Pm Riccardo Ghio, il grande accusatore di Ausimont e Solvay.
Ampliamento cC6O4? Si decide il 1° ottobre
Con ventinove giorni di ritardo, festivi esclusi, la Provincia (è Claudio Coffano, nella foto, il dirigente del settore Ambiente di Palazzo Ghilini) ha indetto la Conferenza dei Servizi che stabilirà se concedere o meno l’ampliamento di produzione del Pfas – cC6O4. Giovedì 1° ottobre le parti si riuniranno per decidere. Era stata la stessa azienda a chiedere una sospensiva durante la seduta del 23 giugno scorso visto l’orientamento negativo di Arpa ed Enti alessandrini. Sessanta giorni di tempo concessi a Solvay forse per adeguare impianto e procedure alle richieste dei tecnici. La partita si giocherà sui limiti stringenti riferiti agli scarichi in acqua del Pfas imposti da Arpa. L’azienda dovrà quindi presentarsi rivedendo i suoi programmi. Sarà in grado di farlo? Imponente la protesta degli ambientalisti che chiedono il «no» all’ampliamento.