Domenica si vota: le ragioni del Sì e quelle del No
Confronto fra Susy Matrisciano, senatrice dei Cinque stelle, e Rossana Boldi, deputata della Lega
ALESSANDRIA – Domenica dalle 7 alle 23 e lunedì dalle 7 alle 15 saremo chiamati alle urne per il referendum confermativo. L’attuale composizione del Parlamento italiano fissa a 630 il numero dei deputati alla Camera e a 315 il numero di parlamentari al Senato (oltre ai senatori a vita). Se vince il Sì a partire dalla prossima legislatura avremo 400 parlamentari eletti alla Camera e 200 al Senato. Se vince il No, il numero di deputati e senatori resterà invariato.
A poche ore dalla chiusura della campagna elettorale, ecco le ragioni del Sì, spiegate da Susy Matrisciano (alessandrina, senatore dei Cinque Stelle), e quelle del No da Rossana Boldi (toronese, parlamentare della Lega).
“Il taglio dei parlamentari – dice la Matrisciano – è una grande opportunità per l’Italia, grazie alla riforma costituzionale voluta dal Movimento 5 Stelle e sulla quale il Parlamento ragiona da 40 anni. Il taglio consente al Paese di risparmiare 300 mila euro di costi della politica al giorno, che salgono a 100 milioni l’anno, per un totale di 500 milioni di euro a legislatura, senza interferire sulla rappresentanza democratica né sul ruolo delle Camere e dunque sul bicamerismo perfetto. In proporzione alla popolazione italiana, le Camere manterranno comunque un numero di rappresentanti eletti in linea con quello degli altri Paesi europei. I vantaggi della riforma, a mio avviso, attengono a un altro aspetto: rafforzano il principio di separazione dei poteri, confermano la centralità del Parlamento e la funzione legislativa esercitata e attribuita, in via esclusiva, dalla Costituzione. Col taglio del numero dei parlamentari rendiamo più snello ed efficiente il Parlamento, miglioriamo la qualità della produzione normativa ne velocizziamo l’azione, rendendo più spediti i lavori in commissione, rimarcando la centralità di Camera e Senato, che rappresentano i cittadini”.
Diversa l’opinione di Rossana Boldi: “Questo referendum non risolve assolutamente niente circa il funzionamento dell’attività parlamentare, perché lascia invariati i regolamenti di Camera e Senato, sui quali, invece, si dovrebbe intervenire. Inoltre, viene drasticamente ridotta la rappresentanza; alcuni territori saranno quasi completamente scoperti, cioè senza rappresentanti parlamentari. E poi questo referendum non sistema altre questioni, come ad esempio il rapporto tra Regioni e Stato centrale, che era un punto qualificante della nostra riforma del 2006, con la quale si spiegava cosa spetta alle Regioni e cosa allo Stato. Il risultato, come abbiamo visto giusto pochi giorni fa in Piemonte, sono continui ricorsi al Tar dello Stato contro provvedimenti regionali. Noi, quando eravamo al governo coi Cinque Stelle, ragionammo sulla riforma, chiedendo però l’autonomia, sulla quale loro hanno sempre taciuto. Ricordo, poi, che questo referendum non aiuta a risolvere il problema della legge elettorale. C’è bisogno di chiarezza: noi vorremmo che, il giorno dello spoglio dei voti, si sappia chi governa. Invece, caldeggiando il proporzionale, si torna indietro di trent’anni, quando si dipendeva dagli accordi tra le segreterie dei partiti”.