La violenza sulle donne? Triplicata nel lockdown
Cresce il ruolo di Me.dea nei due centri antiviolenza. Azioni per tutelare i figli minori
ALESSANDRIA – La violenza domestica è l’emergenza nell’emergenza. “Con il Covid i casi sono aumentati di un terzo a livello globale. Ma ancora non abbiamo fatti i conti con le conseguenze, perché gli effetti li vedremo, e li sconteremo, nel medio e nel lungo termine – sottolinea Sarah Sclauzero, la presidente di Me.dea – Fin da ora, però, nei nostri centri di Alessandria e Casale dobbiamo rispondere a sempre più richieste di aiuto e di protezione nelle nostre case a indirizzo segreto“.
Ci sono, però, i dati pre-Covid da cui partire, che il Centro studi di Me.dea ha elaborato. Nel 2019 le nuove richieste di aiuto sono state 193 e, di queste, il 75 per cento si è trasformato in percorsi di sostegno con una operatrice dedicata, che sono ancora in corso. “Siamo un riferimento per donne che, dopo anni di violenze, trovano la forza di uscire dal silenzio. C’è un dato signifivativo – aggiunge la presidente – Quasi il 10 per cento di chi si rivolge a noi dichiara di subire violenze da oltre 20 anni“. La fascia di età dai 35 ai 44 anni è quella che, più di altre, contatta Me.dea. Altro numero importante: il 70 per cento delle donne che si rivolge i due centri è di nazionalità italiana, mentre la maggior parte delle straniere ha origini extra Unione europea, poi Nord Africa e paesi Ue. La scolarità di queste persone è mediamente buona e il 64 per cento ha una occupazione stabile, precaria o è pensionata. “Dal 2017 abbiamo creato, al nostro interno, un servizio di orientamento al lavoro, indispensabile per affrancarsi definitivamente dalla violenza”.
Dentro la coppia
La violenza di genere si consuma, prevalentemente, all’interno della coppia. La conferma nei dati forniti da Carlotta Sartorio, responsabile del Centro Studi. “Nell’84,5 per cento dei casi l’autore della volenza ha, o ha avuto, una relazione affettiva con la vittima. Le donne, dunque, non solo conoscono perfettamente il loro perscutore, ma vivono a stretto contatto con lui e quotidianamente si espongono al rischio di nuove violenze”. Quasi mai è un unico genere di violenza. “Quasi il 70 per cento subisce violenza fisica, ma anche isolamento, minacce nei confronti dei familiari, ricatti fino a minacciare la morte“.
Violenza assistita
Dal 2019, insieme ad altri soggetti che fanno parte della rete, Me.dea si occupa anche di violenza assistita. “Perché l’87,3 per cento delle donne che si rivolgono ai centri ha figli e la ripercussione su di loro compromette seriamente il loro sviluppo, cognitivo ed emotivo”. Sono state così avviate, in via sperimentale, azioni di supporto alle vittime, coinvolgendo una équipe multiprofessionale socio-psicoeducativa e sanitaria. “La rete è fondamentale per creare sinergie e dare risposte efficaci”. Lo scorso anno il 95 per cento delle donne che si è rivolta a Me.dea lo ha fatto dopo aver segnalato ad altri la propria condizione. “Abbiamo intensificato, nel 2020, gli incontri tra i referenti territoriali dei servizi che hanno a che fare con la rete antiviolenza per fare emergere criticità determinate dal binomio violenza di genere – emergenza sanitaria. In questo periodo – aggiunge la presidente – è stata adottata anche la modalità degli incontri a distanza, grazie alle piattaforme digitali, per garantire la presenza e il confronto, che servono a rendere sempre più efficaci i nostri interventi. C’è la volontà di proseguire in questa direzione con il nostro lavoro”.