Speciale Venezia 77: la Mostra del Cinema sfida il Covid e la paura
CINEMA – Con la cerimonia d’apertura – che si è svolta lo scorso mercoledì 2 settembre in Sala Grande al Palazzo del Cinema, presieduta dalla madrina di quest’anno, l’attrice Anna Foglietta – è stata ufficialmente inaugurata la settantasettesima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, in programma sino al 12 di questo mese; un’edizione rimasta in sospeso sino all’ultimo, a causa dell’emergenza sanitaria che ha pesantemente funestato negli ultimi mesi anche l’industria dello spettacolo. «Siamo qui e ce l’abbiamo fatta, anche il cinema può essere miracoloso. Durante il lockdown abbiamo visto i film nei nostri salotti, ma ci mancava la componente vitale e la ritroviamo questa sera. Questa sera è un inizio, grazie mille e buona fortuna», ha sottolineato la presidente di giuria Cate Blanchett, in un discorso pronunciato in italiano nella prima così come nell’ultima parte.
Alle sue parole beneaugurali hanno fatto eco sia quelle del ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo Dario Franceschini («Da Venezia riparte un segnale globale e internazionale sul cinema, un segnale importante»), sia quelle di Anna Foglietta («Questo è il tempo del fare le cose in maniera empatica, quelle sono le parole che mi rappresentano in questo momento e che secondo me danno il senso a questo festival: siamo come in una grande arca in una grande tempesta che speriamo si avvii verso il sole») e, in particolar modo, del direttore del Festival Alberto Barbera, che ha ricordato come «Sin dall’inizio abbiamo detto: dobbiamo fare la Mostra. Dobbiamo farla anche in condizioni difficili. Abbiamo lavorato durissimamente ma oggi anche il meteo ci ha aiutato. Per mesi abbiamo lavorato nell’incertezza. A maggio, con il primo sblocco del lockdown, abbiamo cominciato a pensare di fare la Mostra ma avevamo circa trenta titoli e pensavamo che forse non sarebbero stati sufficienti per l’impegno organizzativo e anche economico che la mostra comporta. A metà giugno abbiamo capito che si poteva arrivare a cinquanta titoli, poi in realtà siamo arrivati a sessantaquattro-sessantacinque titoli, e abbiamo deciso che avremmo fatto la Mostra».
La cerimonia si è aperta sulle indimenticabili note della colonna sonora del film di Sergio Leone C’era una volta in America, doveroso omaggio ad Ennio Morricone, scomparso il 6 luglio scorso: l’orchestra era diretta dal figlio del maestro, Andrea.
In conclusione di serata la regista e sceneggiatrice britannica Johanna Hogg, membro della giuria di Venezia 77, ha chiamato sul palco l’attrice Tilda Swinton, per ricevere dalle mani di Cate Blanchett il Leone d’Oro alla carriera (assegnato quest’anno anche alla regista Ann Hui): «Questo Leone d’oro celebra non solo tutto quello che Tilda Swinton ha realizzato nel cinema ma tutto ciò che deve ancora fare», commenta la Hogg.
«Sono molto fiera e felice di essere qui», ha ringraziato la diva cinquantanovenne, a cui è stato attribuito nel 2008 l’Oscar come miglior attrice non protagonista per Michael Clayton di Tony Gilroy, nel contesto di una carriera che l’ha vista lavorare con registi del calibro di Wes Anderson, Bong Joon-ho, Spike Jonze e Luca Guadagnino. «Due cose mi sono chiesta ultimamente: quanto il cinema conti per me e come accettare questo immenso onore mantenendo una faccia impassibile», ha proseguito con una notevole dose di autoironia. «Il cinema è semplicemente il mio luogo felice, è la mia madrepatria, l’albero genealogico del mio cuore. I nomi ai quali è stata data questa onorificenza sono dei miei maestri, gli anziani della mia tribù, i poeti del linguaggio che amo più di tutti gli altri. Sono una ragazza punk innamorata del cinema».
Nella seconda giornata del Festival la Swinton ha presentato al Lido il cortometraggio fuori concorso The human voice, di cui è protagonista sotto la regia di Pedro Almodovar: per il regista spagnolo si tratta della prima esperienza cinematografica in lingua inglese. Libera trasposizione dell’omonima opera teatrale di Jean Cocteau (portata magistralmente sul grande schermo nel 1948 grazie al sodalizio Roberto Rossellini-Anna Magnani nel primo episodio del dittico L’amore), The human voice è il lamento appassionato di una donna abbandonata dall’amante, del quale attende un’ultima telefonata. Donne sull’orlo di una crisi di nervi era già ispirato, nel lontano 1988, al medesimo testo teatrale: Almodovar ha spiegato che desiderava tornare a indagare il tema dell’abbandono.
La particolarità della settantasettesima edizione della Mostra del Cinema (oltre alle regole di sicurezza anti-Covid che letteralmente blindano la città lagunare, con il red carpet precluso al pubblico, la riduzione del numero dei film proposti, le norme di distanziamento nei luoghi dell’evento come all’interno delle sale di proiezione, le operazioni di sanificazione, l’aumento delle repliche di ciascuna pellicola e, infine, l’allestimento di due arene all’aperto, al Lido e ai Giardini della Biennale), è rappresentata dalla massiccia presenza delle donne, specialmente nelle giurie: ad assegnare i Leoni d’Oro – oltre allo scrittore Nicola Lagioia e ai registi Christian Petzold e Cristi Puiu – ci sono la regista e sceneggiatrice austriaca Veronika Franz, la cineasta inglese Joanna Hogg, l’attrice francese Ludivine Sagnier. La giuria “Orizzonti” viene presieduta dalla regista, sceneggiatrice e attrice francese Claire Denis: tra i giurati ci sono anche la regista Francesca Comencini, la produttrice statunitense Christine Vachon, il regista spagnolo Oskar Alegria e il produttore israeliano Katriel Schory. La regista e sceneggiatrice statunitense Celine Tricart è, invece, la presidente della giuria della sezione “Venice Virtual Reality”, dedicata ai progetti inerenti alla realtà virtuale.
Un’ulteriore elemento di novità è dato dalla possibilità per il pubblico a casa di vedere in streaming, tra gli altri, anche tre film della sezione “Fuori concorso”, dieci di “Orizzonti” e due di “Biennale College – Cinema”: un’occasione speciale, grazie alla Sala Web, per godere di una panoramica sul miglior cinema internazionale contemporaneo. Si può accedere all’iniziativa anche acquistando un solo abbonamento da 19,90 euro sulla piattaforma MYmovies.it.
Il numero dei titoli complessivi proposti consiste in 2709, di cui 1370 lungometraggi (205 italiani) e 1339 cortometraggi: quattro i film italiani in concorso, da Padrenostro di Claudio Noce a Miss Marx di Susanna Nicchiarelli, per approdare a Notturno di Gianfranco Rosi e a Le sorelle Macaluso di Emma Dante.
Lacci di Daniele Luchetti, a cui prossimamente verrà affidata la regia della terza stagione di L’amica geniale, dal ciclo di romanzi di Elena Ferrante, ha dato il via a Venezia 77, tra riscontri molto positivi da parte della stampa. Tratto dal romanzo di Domenico Starnone racconta una vicenda di vincoli amorosi attraversati da amore e dolore, paura e rabbia. Sceneggiato da Luchetti, Starnone e Francesco Piccolo, Lacci è interpretato da Alba Rohrwacher, Luigi Lo Cascio, Laura Morante, Silvio Orlando, Giovanna Mezzogiorno, Adriano Giannini.
La pellicola che ha inaugurato la Mostra del Cinema, il primo di settembre, è stata, invece, Molecole di Daniele Segre, documentario girato “suo malgrado” dal regista a Venezia durante il lockdown, tra lo scorso febbraio e aprile. Rimasto bloccato nella città paterna mentre lavorava a dei progetti per il teatro e il cinema, Segre ha colto l’occasione per restituire un’immagine inedita della città lagunare, a partire dalla sua personale esperienza. «Per fare un film – ha spiegato – bisogna pensarlo, scriverlo, organizzarlo, girarlo. Per Molecole non c’è stato nulla di tutto ciò. Non mi sono nemmeno accorto di girarlo. L’ho vissuto ed è uscito da solo, in un tempo e una dimensione che non potevo prevedere. Molecole è sgorgato, come l’acqua. Poterlo presentare come film di pre-apertura della Mostra è per me un grande onore, il modo migliore per ringraziare la città che lo ha fatto nascere».
In questa domenica 6 settembre sono attesi, entrambi fuori concorso, Salvatore, Shoemaker of Dreams di Luca Guadagnino, sulla vita di Salvatore Ferragamo; e Sportin’ Life di Abel Ferrara, interpretato da Willem Dafoe.