A Palazzo Robellini i capolavori cromatici di Mark Cooper
La mostra fotografica, composta da 35 scatti, sarà inaugurata sabato 12
ACQUI TERME – Fervono i preparativi per la mostra “Earthscapes” di Mark Cooper curata da Maria Federica Chiola, senza dubbi l’esposizione più importante dell’offerta acquese 2020. L’inaugurazione è fissata il prossimo sabato 12 settembre, a Palazzo Robellini, con apertura al pubblico alle 17.30 in Acqui Terme.
«La personale dell’artista fotografo raccoglie nelle sale dello storico Palazzo scatti fotografici dei luoghi straordinari che ogni giorno sono gioia per gli occhi – informa Chiola – Il paesaggio agrario che caratterizza i nostri luoghi rappresenta il rapporto tra uomo e natura , uno dei pilastri del riconoscimento che l’Unesco ha attribuito nel 2014 a Langhe-Roero e Monferrato. Da questo pensiero nasce l’idea della mostra “Earthscapes” di Mark Cooper, perché la fotografia è uno straordinario strumento per leggere e studiare il paesaggio, fissarne le caratteristiche in un istante: lo scatto».
L’esposizione rappresenta un omaggio al ‘Territorio’ ma anche all’artista che ha colto la bellezza del paese straniero molto prima della nomina a Patrimonio Mondiale dell’Umanità. A Palazzo Robellini saranno esposti 35 scatti tra cui due opere presentate nel 2017 a Palazzo Zenobio, Venezia, per la Triennale della Fotografia Italiana con i due scatti fotografici “In cima al campo con vento da sinistra” e “Opening the closed” e due in cortese prestito dalla Vecchia Cantina Alice Bel Colle, presidente Paolo Ricagno, dove sono conservate numerose opere dello stesso artista.
«Mark Cooper è un uccello in volo, i suoi scatti fotografici dall’alto gli consentono di scrutare la “tela” come un volatile in cerca della preda e tutto armoniosamente si traduce nello scatto finale, preciso, quell’attimo che Cooper con professionalità e sensibilità sa cogliere e dove ogni elemento è linea grafica, geometria, acquarello, luce ed ombra: lo scatto è unico, puro, integro – continua la Chiola – Le sue immagini fotografiche diventano forme pure dai cromatismi forti e delicati al tempo stesso, mimetismi che sfociano nell’Astrattismo mettendo in luce bellezza, modularità geometrica dei luoghi dettata dalle coltivazioni e confini, avvicendarsi delle stagioni, tutto è frutto del lavoro dell’uomo ed espressione di una “cultura agronoma” scandita anche da antichi saperi e tradizioni. Una sensibilità artistica e personale che si esprime anche con l’omaggio al contadino Quinto la cui immagine è presente in ogni mostra con il suo volto rugoso di chi passa la giornata in vigna».
L’artista parla di “Agriculture Art”: «Il punto di vista per me ideale da cui fruire di queste opere dell’uomo è il cielo. Da quella posizione le forti emozioni che mi comunica lo scenario sottostante, mi portano al completamento dell’opera: la scelta dell’inquadratura. La composizione si rivela ai miei occhi ancora prima che all’obiettivo, l’inquadratura taglia il superfluo per lasciare soltanto l’essenziale, gli elementi perfettamente combinati tra di loro giungono al significato più vero, giungono fino all’anima. L’opera è compiuta, il quadro è completo. Il mio ruolo è incorniciarlo in un cinquecentesimo di secondo. In questo modo i disegni tracciati, combinati con gli elementi naturali, diventano eterni e non saranno mai più modificati dal moto inesorabile della natura: l’obiettivo li ha catturati per sempre».
L’esposizione rimarrà aperta fino al 27 settembre 2020. Info: 0144.770272