I nuovi poveri, le altre vittime del Covid
In provincia, tra marzo e maggio, in 2mila hanno varcato la soglia dell'indigenza
Per loro natura i numeri dovrebbero conferirci la sicurezza della logica, ma in questi mesi di emergenza sanitaria abbiamo visto come gli stessi numeri, se “torturati” adeguatamente, possano raccontare storie e sfumature diverse dalla realtà dei fatti.
Più di una volta, nel cuore dell’emergenza, abbiamo contestato i dati dell’Unità di Crisi del Piemonte perché distanti dal numero di deceduti e di contagiati che gli operatori sanitari – dagli infermieri ai primari, dalle oss ai gestori delle case di riposo – ci dicevano di aver rilevato all’interno dei loro reparti e delle loro strutture. Ci siamo sempre dovuti accontentare dell’ordine di grandezza e dell’approssimazione, come se un singolo numero non aggiungesse nulla di più alla definizione dell’emergenza. E sarebbe stato anche comprensibile se quella sola cifra non fosse stata una vita umana.
Con la freddezza dei calcolatori, abbiamo rapidamente assimilato e digerito uno stillicidio quotidiano di numeri e statistiche che, invece, se letti con compassione e umanità avrebbero dovuto farci rabbrividire: a oggi nella sola provincia di Alessandria sono 681 le persone vinte dal virus.
Ora, distanti dal tumulto di marzo, aprile e maggio, abbiamo lasciato spazio a questo scampolo di estate che crede di essere immune da tutto e da tutti. Pure dal futuro più prossimo, quello che per molti è già presente.
Ma lo avevamo scritto quasi subito, a fine marzo, quando il lockdown per qualcuno pareva una vacanza inaspettata piovuta dal cielo per bontà divina, che dopo la crisi sanitaria sarebbe arrivata quella economica. E così è stato. E così è.
Leggendo i primi dati raccolti dal Cissaca (il consorzio socio assistenziale che opera su un bacino di 125mila persone dell’Alessandrino – servizio a pagina 7) emerge quanto era tristemente prevedibile: i casi di povertà sono cresciuti sensibilmente. Le persone che tra i mesi di marzo e giugno non sono riuscite a pagare affitto e bollette sono aumentate dello 0,5% così come sono aumentate di 60 unità quelle che non hanno un luogo dove dormire.
Dati che, se proiettati sull’intera provincia, ci raccontano l’angosciante condizione di poco più di 2mila persone che, in questi quattro mesi del 2020, hanno varcato la soglia della povertà e che ora non hanno appigli saldi per tirarsene fuori. Chi, senza torturarli, ha il coraggio – e chi il dovere – di confrontarsi con questi numeri?