Parola a Giannetto: «Io punito perché in disaccordo con l'”oligarchia”»
ACQUI TERME – Lo ‘scandalo’ dell’uso improprio della piscina del Golf ha lasciato in terra una ‘vittima illustre’, l’assessore alla Polizia Locale Maurizio Giannetto.
Il sindaco Lucchini gli ha revocato l’incarico perché venuto meno il rapporto di fiducia. Eppure Giannetto della questione non ne sapeva niente. «Solo in data 6 agosto sono stato messo al corrente che era stato affidato alla Protezione Civile, senza le formalità necessarie e dal dirigente finanziario Matteo Barbero, il compito di “clorare” la piscina del golf – spiega – un affidamento mal fatto e mal gestito che ha generato tanti malintesi». A prescindere da ciò l’assessore si schiera accanto ai volontari della Protezione civile, esaltando il grande lavoro svolto in ogni emergenza e ridimensionando la portata dell’evento preso di mira dal giustizialismo di Lucchini. Questa posizione dissonante gli è costata la carica. Ma ci sarebbe dell’altro. «Perché sono diventato il capro espiatorio? Semplice, i 1000 giorni di assidua presenza in Comune a fare il mio lavoro mi ha portato ad essere sempre informato su quello che succedeva nell’ambito dell’amministrazione e a manifestare il mio dissenso su molte decisioni prese da quella che ho definito “oligarchia” del sindaco e dei suoi vicini. Questo ha dato adito a molte discussioni all’interno della giunta, non sempre di carattere propositivo. Io mi sento si un 5 stelle, ma amo la democrazia e la libertà di pensiero. Mai metterò in discussione i principi fondamentali del Movimento: Uno vale uno».
Volontario della Protezione civile, gli ultimi 8 mesi accanto ai ragazzi guidati da Lorenzo Torielli sarebbero stati per Giannetto impegnativi ma impagabili dal punto di vista umano. «Prima l’alluvione; ero con loro a liberare le strade dagli alberi caduti di notte. Con loro durante l’emergenza Covid; portavamo pranzi a casa di 240 persone, facevamo la spesa per la gente in quarantena o bisognosa, compravamo le medicine e le portavamo ai malati, addirittura ritiravamo la spazzatura e portavo a spasso i cani di chi non poteva uscire – racconta emozionato – Ho visto ragazze piangere per le drammatiche telefonate che ricevevano, persone attaccate al telefono ininterrottamente per 8 ore di fila. Li non esiste colore politico, si è solo volontari. Ora vedo i ‘miei’ ragazzi (ho 72 anni e potrei essere il nonno di molti di loro) accusati di gravissimo reato. Non è più grave dare un incarico solo telefonicamente senza alcuna descrizione sul come agire, quali prodotti usare e in quanto tempo? Chi era depositario delle chiavi? Chi doveva seguire i lavori (abbiamo un ufficio tecnico e un esperto in fontane) e perché abbiamo mandato persone non esperte allo sbaraglio?».
Giannetto fa una riflessione sulla responsabilità politica: «La Protezione Civile ha sbagliato? E chi ha dato questo incarico all’insaputa di tutti gli altri assessori con una semplice telefonata, no? Se io fossi stato messo al corrente avrei espresso tutte le mie riserve sia sull’opportunità di affidare questo lavoro alla Protezione civile, sia sui rischi che il lavoro comportava. Ora che nessuno del Comune si è degnato di seguire il lavoro affidato un mese prima, si cerca un colpevole. E chi meglio di Giannetto Assessore scomodo, troppo presente, che difende la Protezione Civile? Non ho nulla di cui scusarmi e me ne esco a testa alta. Ma chi ha voluto fare tutto questo chiasso sarà il vero responsabile di tutte le conseguenze che verranno».