Downburst: ecco cosa è accaduto la sera del 1° agosto
Il professor Enrico Ferrero del Disit: "Fenomeno abbastanza raro ma quando capita può avere conseguenze gravi"
ALESSANDRIA – Il disastro che si è abbattuto su Alessandria poco tempo fa ha un nome: si chiama Downburst ed è un fenomeno atmosferico studiato anche nell’Università del Piemonte Orientale, come spiega il professore Enrico Ferrero del Disit. Il suo gruppo si occupa di meteorologia, già a novembre aveva organizzato un convegno sull’alluvione del 1994.
C’è un termine per definire quanto è accaduto?
Potrebbe trattarsi di un caso di downburst. Sono eventi che in passato ho studiato, pubblicando anche alcuni articoli su importatati riviste internazionali come il Journal of Geophysical Research. Nostri studenti hanno svolto tesi di laurea su questo argomento.
Quando avvengono?
Sono abbastanza rari ma quando capitano possono avere conseguenze gravi e disastrose. In genere vengono studiati in connessione con le problematiche del volo perché portano venti così forti da potere provocare disastri aerei in fase di decollo o atterraggio. Anche sui territori, soprattutto se città, possono avere gravi conseguenze.
Quali sono le cause che portano a un evento del genere?
Si ha una condensazione del vapore acqueo presente nelle nubi che precipita sotto forma di pioggia. Negli strati di atmosfera più bassi e quindi più secchi, alla base delle nubi, le gocce evaporano sottraendo calore all’aria che diventa più fredda e quindi più pesante. Perciò cade con una velocità verticale molto forte: quando arriva al suolo diverge orizzontalmente, portando di conseguenza questi venti fortissimi.
Sono rari?
Le condizioni sono abbastanza rare ma non così difficili da verificarsi. Hanno come caratteristica di essere molto localizzati nello spazio e nel tempo: possono colpire anche solo una parte di città.
Dove si verificano di solito?
Dappertutto, non c’è una zona specifica in cui possano avvenire. Ora, come altri eventi estremi, sono osservati più di frequente perché l’atmosfera è più calda e così la presenza di maggiore energia fa sì che si sviluppino.
Come difendersi?
Se la causa sono i cambiamenti climatici, possiamo cercare di limitare le immissioni di anidride carbonica, gas serra, riducendo così l’effetto di surriscaldamento che stiamo osservando negli ultimi anni. Questo riguarda i comportamenti individuali ma anche scelte di sviluppo economico e industriale. Ma c’è anche un altro aspetto.
Quale?
Si può mitigare gli effetti di questi eventi. Per esempio, prestando attenzione alla sicurezza degli edifici. Altrimenti si possono creare degli effetti a catena, che si aggiungono al grave danno portato sul momento dal fenomeno atmosferico. Ad Alessandria in alcune zone i tetti scoperchiati erano di eternit con tutti i pericoli relativi all’amianto. Situazioni su cui si dovevano già fare interventi di bonifica.
Le vostre ricerche riguardano solo le origini di questi fenomeni?
Le nostre ricerche riguardano tutte i problemi legati all’atmosfera: la meteorologia, il clima e l’inquinamento. Il nostro impegno non si ferma solo a livello di ricerca ma si estende anche a quello che noi chiamiamo terza missione, coinvolgendo il territorio, i cittadini nelle loro attività. Ogni volta che avvengono questi fenomeni si creano preoccupazioni. Dovrebbero rimanere questi timori, ma in senso positivo per porre in atto comportamenti atti a contrastare le cause.