“Dobbiamo impedire l’oblio di una tragedia vergognosa”
GENOVA – 11.36 del 14 agosto 2020, l’ora del silenzio, un minuto di raccoglimento con le sirene della navi del Porto di Genova e le campane della città che suonano a distesa, oltre a qualche camion, in quel momento sul ponte, che azionava il forte clacson. Parlavano i 43 alberi diversi tra loro come le persone che rappresentano, ma unite dal terribile destino di due anni fa quando il vecchio ponte Morandi, valico della Valpolcevera verso le Riviere liguri, il mare e percorso quotidianamente da 60 mila, molte da e per il Basso Piemonte alessandrino, si sbriciolò sotto un temporale per incuria e disattenzioni gravissime di chi lo dovere avere in cura.
Tra questi alberi tre sono dedicati e rappresentano le vittime di Alessandria e provincia: l’infermiera Marta Danisi, 29 anni e prossima alle nozze; Giovanna Bottaro e Alessandro Robotti, 43 e 50 anni, coppia felice di Arquata Scrivia e Serravalle, con un quarto albero dedicato a che di Alessandria non era ma ci trascorreva grande parte della sua vita, in quanto vi lavorava, come Roberto Robbiano che risiedeva invece a Genova.
La zona dedicata ai martiri del Morandi ed ora sotto gli imponenti e robustissimi piloni del nuovo San Giorgio, è la Radura della Memoria, inaugurata ieri, presente il premier Conte ed i ministri De Micheli e Bonafede, titolari di Infrastrutture e Giustizia, in perenne ricordo delle vittime. “Siamo qui – ha detto il presidente del Consiglio – per rammemorare”. Nuovo termine coniato ad hoc e spiegato dal premier come “indicazione di ricordo e recupero”.
Egle Possetti, presidente del Comitato Vittime del Morandi, non ha saputo trattenere le lacrime affermando, nel suo toccante intervento, che la cerimonia aveva lo scopo non fine a se stesso di celebrare ma di “impedire l’oblio di una tragedia vergognosa, dare rispetto e memoria e fare giustizia”.
E ha sottolineato la vergogna di chi ha causato il disastro ed ha usato arroganza, senza chiedere scusa in tempi adeguati. La mesta giornata è iniziata con la messa officiata dall’arcivescovo di Genova, frate Marco Tasca, titolare dell’area ecclesiastica ligure che comprende pure la diocesi tortonese. Male, dolore e sofferenza non hanno mai l’ultima parola”, ha detto nell’omelia presso la chiesa di San Bartolomeo di Certosa, a poche centinaia di metri dall’ex ponte Morandi.
A differenza di due anni fa oggi c’era un sole potente ed il cielo era terso, senza nuvole. Nel pomeriggio è stata affissa una targa a Palazzo Tursi, sede del governo di Genova, una targa, subito all’ingresso dell’antico edificio, con i nomi delle vittime e dove spiccano quelli degli “alessandrini” detti sopra. In serata tre fiaccolate dalle zone del collasso del ponte fin sotto la struttura, ultimo atto del giorno dedicato alla memoria ed utile, si spera, come hanno auspicato il sindaco di Genova, Marco Bucci, ed il governatore ligure Toti, a che non si ripeta mai più in Italia una tragedia del genere sulla quale è obbligo si faccia giustizia. “In tempi non lunghi per evitare che chi ha colpe non paghi”, ha sottolineato Egle Possetti