Quel “colpo di fulmine” tra Paolo Conte e Dino Crocco
Il grande cantautore astigiano racconta della sua amicizia con lo showman ovadese e della canzone che gli ha dedicato
«Cosa mi manca più di Dino? Il suo entusiasmo, la sua sincerità; è una parte della mia gioventù». Paolo Conte ha conosciuto bene Dino Crocco, musicista e showman ovadese partito dalla Cernaia fino alla ribalta nazionale. L’11 agosto saranno dieci anni dalla sua scomparsa. Il ricordo però è ancora molto vivo in chi ha fatto della sua musica una delle colonne sonore degli anni ‘60.
Artisti e amici
Un’amicizia tra i due nata da ragazzi. «Eravamo ad Asti – ricorda il cantautore – Stavo provando con un mio gruppo, il batterista era l’ovadese Mario Canepa. Dino l’aveva accompagnato. Fu un colpo di fulmine». I percorsi dei due, negli anni successivi si sono spesso incrociati. «A Ovada, in giro per l’Italia, l’orchestra di Dino si esibiva nei migliori locali, dalla Versilia alla Romagna, da Venezia a Roma – ricorda Conte – ed io li inseguivo come un supporter e me la godevo un mondo». Teatro dei loro incontri era spesso l’abitazione di Crocco in via Oddone. «Paolo come altri artisti e amici di mio padre, era di casa – spiega Marcello Crocco, figlio di Dino e flautista molto noto – La chiave era sempre nella toppa, la nostra abitazione era sempre aperta». Stesso discorso per la tenuta di Cremolino. Conte faceva ascoltare i suoi pezzi a Crocco. Nacque in questo contesto “Il divorzista”, un pezzo scritto a favore del politico e partigiano Loris Fortuna che diede il nome con Antonio Baslini alla legge sul divorzio del 1970.
Follia ed empatia
Il colpo di fulmine proseguì per tutta la vita. «Quando penso a quegli anni- aggiunge l’autore di “Vieni via con me”- quasi mi vergogno dell’ospitalità che ho scroccato a Dino e Dina, ma per me erano una meravigliosa famiglia». Nel 2011, ad un anno dalla scomparsa dell’amico, Conte scrisse “L’orchestrina”, inserita nell’album Nelson. Un gioco divertente e divertito che riassume l’atteggiamento di Crocco nei confronti della vita. «Dino era un uomo inquieto – racconta Paolo Conte – Con quella caratteristica faceva spettacolo. E poi c’era il suo entusiasmo. Ricordo che eravamo al Lido di Venezia, l’ho visto partire a razzo e raggiungere un bar dall’altra parte della piazza: aveva visto Josèphine Baker e si era precipitato a farle un baciamano da vero gentleman». Quell’empatia che sapeva trasmettere lo avvicinava anche a chi l’aveva conosciuto solo tramite lo schermo televisivo. Fino all’ultimo – ricorda il figlio Marcello – il suo carisma nei confronti delle persone non è mai venuto meno, amava rallegrare le persone».