Decessi Rsa: ad Alessandria incremento del 65% nel trimestre marzo – maggio
La relazione del professor Bianchi sul documento sindacale riguardante la mortalità della popolazione anziana
ALESSANDRIA – Che relazione esiste tra mortalità della popolazione anziana e la presenza di Rsa sul territorio? Abbiamo chiesto al professor Carluccio Bianchi, docente di Macroeconomia dell’Upo, di analizzare il documento sindacale e di interpretare i numeri forniti dal report.
Il documento costituisce sostanzialmente una rielaborazione dei dati Istat, pubblicati il 9 luglio scorso, sulla mortalità in Italia in un campione di 7.357 comuni, che rappresentano il 95% della popolazione, nel periodo gennaio-maggio 2020, a confronto con l’analogo periodo del quinquennio 2015-2019. Ci si sofferma in particolare sulle caratteristiche territoriali della mortalità della popolazione più anziana (con più di 64 anni), cercando altresì di trovare una correlazione con la presenza e la diffusione sul territorio delle Rsa.
Sebbene nel documento non lo si dica espressamente, il periodo preso in considerazione per i confronti è il trimestre marzo-maggio; si aggiornano in tal modo i dati precedentemente diffusi dall’Istat, che riguardavano soprattutto il bimestre marzo-aprile, quello corrispondente al culmine dell’epidemia. Al riguardo vale la pena di osservare che l’inclusione nel campione del mese di maggio, sebbene ovviamente faccia aumentare il numero complessivo dei decessi rilevati, tuttavia riduce in generale le percentuali di incremento della mortalità globale del trimestre marzo-maggio, a motivo del fatto che l’incremento di mortalità nel mese di maggio è più basso di quello dei mesi di marzo e aprile, a causa di quello che tecnicamente si chiama “effetto harvesting”, ovvero anticipazioni di decessi, a causa dell’epidemia, tipicamente di persone più fragili, che sarebbero comunque avvenuti in seguito nel breve periodo.
Considerando i dati più interessanti del rapporto, si rileva che il tasso di incremento della popolazione più anziana (con più di 64 anni) nel trimestre marzo-maggio 2020 (rispetto alla media 2015-19 dello stesso periodo) per l’Italia nel complesso è stato del 31,5%. In Piemonte tale percentuale sale al 45% e ad Alessandria al 65,6%. Per completezza i corrispondenti tassi di incremento per il bimestre marzo-aprile erano del 44,9%, 58,1% e 93,8%, a conferma dell’effetto harvesting precedentemente citato.
Le regioni con il più alto tasso di incremento di mortalità nel trimestre esaminato sono ovviamente le più colpite (relativamente alla popolazione) dall’epidemia, con in testa la Lombardia (+113,4%), seguita dal Trentino Alto Adige (+54,4%), la Valle d’Aosta (+50,7%), l’Emilia Romagna (+45,2%), e appunto il Piemonte (+45%). All’interno della nostra regione il tasso di incremento della mortalità più elevato è quello della provincia di Biella (+72,8%), seguita da Alessandria (+65,6%), Vercelli (65,3%) e Novara (63,2%). Le province meno colpite sono quelle di Cuneo (+28,3%) e Torino (+36,8%).
A livello nazionale e piemontese la fascia della popolazione anziana che registra il maggior incremento di mortalità è quella degli over 84 (+34,3% e +53,1% rispettivamente); un’analoga evidenza vale a livello provinciale, con l’unica eccezione di Alessandria, dove la fascia che registra l’incremento maggiore di mortalità è quella tra i 65 e i 74 anni (+75,7% contro una media regionale pari a meno della metà: +30,9%). Un altro dato provinciale interessante riguarda l’incremento di mortalità degli over 84 in provincia di Biella, che raggiunge il 90,5% (in pratica nel 2020 si registra un raddoppio dei decessi di tale fascia di età rispetto all’esperienza storica), contro una media regionale del 53,1%.
La seconda parte dello studio sindacale cerca di mettere in relazione l’eccesso di mortalità osservata con la presenza o meno di RSA sul territorio (non sono tuttavia specificate nel documento né la numerosità dei comuni nelle due categorie, né soprattutto la distribuzione della popolazione al loro interno; vi è tuttavia un accenno al fatto che non emergono differenze significative di analisi anche tenendo conto della popolazione).
A tal fine si distinguono, per ogni provincia del Piemonte e per la regione nel complesso, i comuni che accolgono o meno strutture residenziali nel proprio territorio. Si riscontra, ovviamente, che il tasso di incremento della mortalità è più elevato nei comuni che ospitano Rsa: con riferimento a tutta la popolazione anziana, mentre l’incremento medio regionale dei decessi è del 45%, come abbiamo già visto, tale tasso di variazione risulta pari al 47,5% nei comuni con Rsa e al 29,9% nei comuni senza Rsa, e quindi con una differenza del 17,6%. Tali differenze sono ancora più accentuate a livello provinciale, come risulta dal grafico seguente:
Come si può osservare, la differenza supera il 40% in provincia di Biella, il 30% a Vercelli, il 27% ad Asti e Alessandria; le differenze minori si registrano a Torino (16,6%) e nel VCO (7,4%). Le differenze negli incrementi di mortalità della popolazione tra comuni con e senza RSA sono in genere più elevate nella fascia degli ultra 84enni (circa 21 punti percentuali) e più basse nella fascia delle persone di età compresa tra 65 e 74 anni (7 punti percentuali). Ancora una volta, in questa fascia particolare, la provincia di Alessandria si distingue dalle altre, con una differenza di incremento nella mortalità che sfiora i 40 punti percentuali.
Il documento sindacale conclude affermando che dalle indagini svolte emergerebbe che i decessi per Covid-19 nelle Rsa piemontesi sono stati circa un migliaio, con una minore incidenza della mortalità nelle Rsa più piccole e in quelle a gestione pubblica, giudicate più efficienti e medicalmente più assistite, da cui si possono trarre le conseguenti considerazioni in termini di policy. Dal punto di vista dei decessi nelle RSA piemontesi vale peraltro la pena di osservare che il rapporto sulle Rsa dell’Istituto Superiore di Sanità, pubblicato il 5 maggio scorso, giunge a conclusioni numeriche simili. Il campione esaminato riguarda 249 strutture rispondenti al questionario inviato sulle 608 contattate, pari al 17,8% del totale (per cui le risposte riguarderebbero il 7,8% delle Rsa totali). Secondo tale documento, il tasso dei decessi nelle RSA piemontesi, calcolato sui residenti delle strutture, sarebbe del 3,3%.
Nelle Rsa situate in provincia di Alessandria la percentuale di mortalità raggiunge invece il 7,2% dei residenti, risultando quindi più che doppia di quella media piemontese. Tali tassi di mortalità sono di circa 30 volte superiori a quelli medi della popolazione, i quali risultavano pari, a fine maggio, all’1,2 per mille per il Piemonte e al 2,1 per mille ad Alessandria, comprendendo in tale incidenza tutti gli extradecessi 2020 rispetto alla media del quinquennio 2015-2020. Applicando i tassi di mortalità calcolati dall’indagine dell’ISS al numero di ospiti delle Rsa piemontesi, forniti dalla Regione, si ottiene un numero di decessi compreso tra 990 e 1320, a seconda che si considerino i posti letto per non autosufficienti o tutti i posti letto disponibili (su un totale di extradecessi di 5.076). Nel caso di Alessandria il numero di decessi varierebbe tra 265 e 350 (su un totale di 895 extradecessi).
Infine un’interessante implicazione derivabile dal documento sindacale riguarda proprio il confronto tra i dati ufficiali della Protezione Civile sui decessi Covid-19 nelle province del Piemonte sino a maggio e gli extradecessi calcolati sulla base dei dati Istat. Nella media regionale la sottostima è del 32,6%, con un intervallo di valori che va dal 158,7% di Vercelli al 90% di Biella, al -18,2% del VCO (per cui in tal caso i dati ufficiali dei decessi Covid-19 sarebbero superiori alla differenza di mortalità Istat tra il 2020 e la media del quinquennio 2015-19). Il grafico sottostante riporta le differenze percentuali tra gli extradecessi quali risultano dai dati dell’Istat e le cifre ufficiali dei morti Covid-19 della Protezione Civile per ogni provincia del Piemonte e la media regionale.
* Docente di Macroeconomia dell’Università del Piemonte Orientale