Chiesa Santo Spirito sconsacrata? Si mobilitano i cittadini
In questi giorni si fa un gran parlare della prossima, imminente, sconsacrazione del luogo di culto
ACQUI TERME – Il nome ‘Santo Spirito’ nel 2020 pare sia sinonimo di sommovimento popolare ad Acqui Terme. In primavera ad agitarsi sono stati i genitori degli studenti della primaria, messi praticamente ‘alla porta’ dai salesiani per la chiusura improvvisa del plesso paritario (situazione poi risolta, con non pochi ostacoli, dall’intervento del Gruppo Benzi che ha acquistato parte dell’immobile e dalla cooperativa Crescereinsieme che si è fatta carico di portare avanti l’attività didattica). Oggi scendono in piazza i fedeli della chiesa della Sacra Famiglia incastonata nel grande complesso immobiliare. In questi ultimi giorni si fa un gran parlare della prossima, imminente, sconsacrazione del luogo di culto. Le motivazioni pare siano legate a problematiche di sostenibilità economica e flessione nelle vocazioni sacerdotali.
Per avere chiarimenti sulla questione abbiamo contattato don Gian Paolo Pastorini, referente della Pastorale Giovanile lì insediata. «È una decisione che spetta al Vescovo, il quale sicuramente farà approfondite valutazioni prima di sconsacrare il luogo – premette il prete – Al contrario, l’eventuale decisione dispiacerebbe a molti credenti della comunità acquese che hanno come punto di riferimento la chiesa nel Santo Spirito. Penso alla Pastorale Giovanile e all’oratorio, con i suoi corali momenti di incontro, ma anche alle persone anziane che la domenica partecipano alla messa accedendo ad un tempio che si trova in pieno centro. In un periodo in cui in Piemonte si registra uno ‘sfilacciamento’ religioso notevole, sarebbe un peccato perdere la comunità che fa capo a quel luogo sacro così importante».
Fino a questo momento la gestione è stata delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Ora che le suore sono tornate a Torino, diventa una questione spirituale ed economica della diocesi e di monsignor Luigi Testore, che dovrebbe occuparsi e del ‘presidio’ e delle spese. «Ho dato la mia disponibilità a prendermi carico della chiesa e il Gruppo Benzi non ha avanzato obiezioni sulla ‘vita’ del tempio – ha continuato don Gian Paolo – non so quanto costi annualmente la struttura, ma si potrebbe pensare ad un uso diverso, ragionato, soprattutto nel periodo invernale».
Per salvare la chiesa un nutrito gruppo di fedeli si è riunito in Comitato spontaneo che, interrogato sulla questione costi, si è dichiarato pronto a dare un sostegno anche economico. Da qualche settimana, però, i battenti della chiesa sono chiusi; non si può più accedere nella grande navata per una preghiera libera, né partecipare alla messa domenicale, da sempre alle ore 10, tra le più frequentate dell’offerta religiosa acquese, soprattutto da persone anziani e disabili, attesa l’assenza di barriere architettoniche.
La chiesa è parte integrante del patrimonio storico ed architettonico cittadino, rappresentando un mirabile esempio di edificio di inizio Novecento in stile neogotico, tra l’altro già incluso nelle visite del ciclo turistico acquese.