Inaugurato il ponte San Giorgio: ricordate anche le tre vittime alessandrine
Ora si va verso una viabilità meno congestionata
GENOVA – Pioveva forte, oggi pomeriggio su Genova e sull’inaugurazione del nuovo ponte San Giorgio, che sostituisce il vecchio Morandi, crollato il 14 agosto di due anni fa, anche quella volta sotto la pioggia ed un temporale violento, uccidendo 43 persone tra cui tre alessandrini, l’infermiera Marta Danisi, 29 anni e prossima alle nozze; Giovanna Bottaro e Alessandro Robotti, 43 e 50 anni, coppia felice di Arquata Scrivia e Serravalle, ma anche Roberto Robbiano che pur abitando sotto la Lanterna, lavorava ad Alessandria.
Poi però è venuto il sole, un grande arcobaleno ha incorniciato la collina genovese e le Frecce Tricolori hanno potuto disegnare la croce, stemma di Genova passando due volte sul nuovo ponte, perpendicolari e parallele, spargendo i fumi colorati del tricolore. Un volo in dubbio fino all’ultimo per il meteo avverso e l’allerta gialla in atto su Genova e Liguria. A chiudere così la cerimonia che riconsegna all’Italia, a due anni dal disastro, una struttura primaria per il capoluogo ligure ma per l’intero sistema autostradale del Nord Ovest italiano.
La canzone di De Andreè, genio musicale nato a Pegli, delegazione genovese non lontana dal ponte, “Creuza de ma” è stata colonna sonora delle cerimonia, avviata dall’arrivo del presidente Mattarella e al suono dell’Inno di Mameli. Quindi è stato letto l’elenco delle vittime, nome per nome, nazionalità e luogo di residenza, con commozione un agente della Polizia Municipale genovese attore per hobby a livello amatoriale e che ha ben scandito quelle generalità. Un elenco seguito da raccoglimento e silenzio. Il sindaco Bucci ha rivolto il pensiero a vittime e loro famiglie ed ha ricordato come proprio il 3 agosto di 528 anni, stessa data di oggi, fa l’illustre genovese Cristoforo Colombo salpò da Paolo in Spagna alla scoperta dell’America. Coincidenza significativa per il primo cittadino della Lanterna, ma anche commissario straordinario alla ricostruzione.
“Dove eravamo rimasti”, ha esordito Giovanni Toti parafrasando quanto disse il presentatore Enzo Tortora, anch’egli genovese, dopo aver subito ingiusta carcerazione ed ora applicandolo al ponte. “Il miglior cantiere della mia vita” per il progettista ed archistar Renzo Piano che ha donato alla città il progetto del ponte che rievoca la ciglia di una nave. Per il premier Conte il ponte è “frutto del lavoro e del genio italico” nel rispetto delle regole e nonostante l’emergenza sanitaria.
Prima auto a transitare sul ponte quella del presidenziale di Sergio Mattarella che ha tagliato il nastro della struttura. Monsignor Marco Tasca, arcivescovo di Genova dall’11 luglio scorso, ha benedetto la struttura. “Padre Buono”, ha invocato il vescovo di Genova, “da la tua benedizione a questa opera”. “Competenza responsabilità”, ha sottolineato Tasca, ne hanno caratterizzato la realizzazione, mentre ha avuto parole di vicinanza a chi ha perduto sotto quel ponte, i suoi cari, ha perso il lavoro, è stato sfollato dalla sua casa. E monsignor Tasca ha soprattutto ha invocato la Madonna della Guardia, il cui santuario domina il ponte. A lei è affidata Genova; a lei il vescovo ha affidato quella struttura affinché permetta “scambi tra la gente, comunicazione e fraternità”, superando, ha indicato Tasca, “incomprensioni, opposizioni”.