Massignan, sessant’anni fa l’impresa più grande
Il ciclista silvanese divenne l'angelo del Gavia dopo un'emozionante fuga in salita. Oggi lo ricorda una studentessa delle medie
SILVANO D’ORBA – «Conosco personalmente Imerio Massignan. Sul Gavia fu più bravo di Charly Gaul». La ricerca di Alessia Zoe, studentessa del Pertini di Ovada, riporta alla luce, nel sessantesimo anniversario, una delle imprese più grandi ed assieme sfortunate del ciclista veneto oramai trapiantato a Silvano d’Orba. Nel 1960 il Giro d’Italia arrivò per la prima volta sulla sommità del Gavia. Quota 2600 metri. Massignan toccò quella cima per primo. Al traguardo di tappa arrivò però per primo Charly Gaul dopo che l’atleta italiano forò tre volte.
Gloria e lacrime
Una montagna arcigna, per le pendenze, lo sterrato, le stradine. L’ultima invenzione di Vincenzo Torriani, storico organizzatore della corsa in rosa. Un’occasione per gli scalatori dopo che la lunga crono di qualche giorno prima li aveva allontanati dalla vittoria finale. Massignan correva per la Legnano, secondo anno da professionista. Van Looy e Gaul imposero ritmi altissimi nel tentativo di mandare in crisi la maglia rosa Anquetil. Uno scenario perfetto per Massignan che aveva stoffa da vendere. Andò all’attacco sul Tonale. Sulla salita del Gavia, 17 chilometri, rimase solo per arrivare a quota 2600 metri. Transitò con 1’35” di vantaggio su Gaul. In discesa la foratura. La moto con le ruote di scorta in panne. Si arrangiò con un tubolare che aveva con sé. Ripartì ma forò di nuovo su una strada impraticabile. Superato da Gaul, seppe riprenderlo. La terza foratura fu fatale. Terminò la tappa con 14” di ritardo. Distrutto, in lacrime. Si sarebbe rifatto al Tour de France. «Sarebbero cambiate tante cose però grazie a quella vittoria – ha ripetuto in più di un’occasione Massignan – Avrei acquisito maggior coscienza nei miei mezzi per il futuro. Sarebbe cambiata la carriera».