Disastro ambientale e tumori dimenticati dal Comune?
Permane lo stallo sull?indagine epidemiologica: chiesto lo screening clinico, ma le risposte non arrivano
SPINETTA – Inquinamento Spinetta, e caso cC6O4: mentre infuria la battaglia verbale, sembra che la memoria di molti sia davvero labile.
Il territorio alessandrino è nella morsa di un «disastro innominato colposo» e schiacciato dai risultati di un’indagine epidemiologica che sembrano essere tornati a sonnecchiare beatamente in qualche cassetto. In sostanza, siamo di fronte a fatti incontrovertibili che non richiedono rimpalli o parole, ma azione. Sulle carte del buonsenso, il disastro ambientale sentenziato dalla Corte di Cassazione imporrebbe una bonifica anche all’esterno del polo chimico. Il numero elevato delle patologie tumorali riscontrato tra la popolazione di Spinetta, richiede l’intervento urgente dell’Amministrazione alessandrina. Quali sono le decisioni prese? Non pervenute. Perché? Non è dato sapere.
In questo turbinio di voci, qualche volta anche incontrollate, si inserisce quella di Claudio Lombardi, ex assessore all’Ambiente del Comune di Alessandria, promotore di un’indagine epidemiologica che gli attuali amministratori non hanno contribuito a concludere, mancando l’analisi del «nesso causale tra patologie e inquinanti» e i cui costi erano già stati messi a bilancio. Arpa e Asl non avrebbero ancora ricevuto mandato per approfondire.
Solvay e Conferenza dei Servizi
Conferenza dei Servizi e cC6O4: «C’è grande distanza fra le posizioni: Solvay richiede limiti di 70 volte superiori a quelli ritenuti adeguati da Arpa – spiega Lombardi, appartenente al Comitato Stop Solvay e Legambiente – Desideriamo ricordare la situazione ambientale e quella dei cittadini della zona che circonda l’insediamento industriale. L’indagine sulla salute dei cittadini è stata resa pubblica dopo reticenze e ritardi nel novembre 2019, e ha mostrato che la popolazione della Fraschetta si ammala e muore con percentuali drammaticamente elevate. Tumori agli organi epatico-biliari maggiori fino al 50%, nefriti, insufficienza renale fino al 45%, tumore al rene maggiore del 70%, eccedenze significative di patologie tiroidee e ipertensione. La ricerca epidemiologica inoltre riporta due risultati logistico-temporali che devono massimamente preoccupare: più ci si avvicina al polo chimico e più aumentano tali patologie, fino ai valori massimi indicati. Inoltre, mediamente non sono diminuite nell’ultimo decennio. Come non arrivare alla razionale conclusione che siano causate dall’inquinamento? Oltre alle sostanze perfluoroalchiliche quali il cC6O4, Adv 7400, o il Pfoa, all’interno del polo vi sono altri 500mila metri cubi di sostanze altamente tossiche che, sciolte dalla falda acquifera e dalle acque perse dal colabrodo delle tubazioni dello stabilimento, non sono trattenute dalla barriera idraulica tanto decantata ed inquinano ampie zone. Tracciante di tutto ciò è proprio il cC6O4 prodotto dalla sola Solvay a partire dal 2013 e ritrovato a 8 km di distanza nei pozzi dell’acquedotto di Montecastello».
«Le 73 emissioni»
«Ricordiamo le emissioni inquinanti che fuoriescono nell’atmosfera spinettese dai 73 camini del polo chimico e dalle “sorgenti diffuse di inquinanti” cioè le piccole perdite da tubazioni, serbatoi ed altri apparati esterni in numero ben superiore a 10mila. Dagli enti pubblici ci si aspettano interventi che vadano nel senso delle seguenti richieste: indagini ematiche e degli apparati epatico renali sulla popolazione ed interventi sanitari di prevenzione.
Imporre alla Solvay l’adozione di tecnologie ad impatto zero sulla salute di popolazione e lavoratori. In altri termini, deve cessare l’emissione di sostanze volatili nocive nell’atmosfera e l’immissione di sostanze inquinanti nelle falde. Non è accettabile che un solo atomo di sostanza di sintesi non naturale fuoriesca!».
Inquinamento e cC6O4, interviene Sean Sacco (capogruppo M5S in Regione)
«La Regione prenda una posizione sul cC6O4 fissando i limiti consentiti. Imbarazzante il mutismo della Giunta». Questo in sintesi l’intervento perentorio del capogruppo del M5S in Regione, Sean Sacco, sul caso di Spinetta. Poi approfondisce.
«La Giunta regionale – scrive Sacco – prenda una posizione chiara e netta sul cC6O4 introducendo le limitazioni per il Piemonte. Sulla vicenda Solvay di Spinetta Marengo invece assistiamo al mutismo della Giunta Cirio e dell’assessore all’Ambiente Matteo Marnati. Sempre pronti a rivendicare autonomia e poteri più o meno speciali ma inadeguati ad esercitare quelli della Regione. Troppo comodo non muovere un dito e tirare in ballo il Governo nazionale, questa è l’occasione utile per dimostrare la necessità di maggiore autonomia. Cirio e Marnati prendano coraggio e affrontino la questione».
«Crescono i timori»
«A Spinetta Marengo – continua Sacco – le preoccupazioni dei cittadini sono sempre maggiori. Dalle relazioni Arpa e dai monitoraggi effettuati nel 2019, si evidenzia la presenza di cC6O4 in concentrazione elevate in alcune aree dello stabilimento e in concentrazioni variabili principalmente nella falda superficiale delle aree esterne al sito, tanto da presumere l’inadeguatezza della barriera idraulica in condizioni di innalzamento della falda.
Il cC6O4 è stato rilevato anche negli scarichi di reflui. Insomma, è stato rinvenuto ovunque, nonostante ad oggi la produzione sia stata solo sperimentale. Nella seconda Conferenza dei Servizi si è cercato di venire incontro alle esigenze di Solvay, Arpa ha proposto di fissare valori limite per scarichi in acque superficiali a scalare, ovvero più alti nei primi mesi fino ad arrivare ai valori fissati per altri Pfas simili, al fine di permettere gli adeguamenti necessari. Cosa aspettano quindi Cirio e Marnati ad intervenire?».
La risposta della Regione
Caso Solvay, la Regione chiede l’intervento del Governo. «Il Piemonte ha bisogno di lavoro e di investimenti importanti. Siamo pronti come Regione a sostenere con forza tutti i progetti di sviluppo industriale, ma il tutto a patto che sia sempre salvaguardata la salute pubblica che è e rimane il bene primario, e garantendo l’ambiente secondo le normative – dichiarano il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio (nella foto) e l’assessore all’Ambiente, Matteo Marnati – Per questo motivo sono in corso gli approfondimenti più attenti ed accurati da parte delle autorità regionali competenti. Ma serve un intervento chiaro anche da parte del Governo, perché le competenze legislative per regolamentare questo tema sono statali».