“Canapa sinonimo di droga invece di possibilità di sviluppo”
L'intervista a Fabio Scaltritti, responsabile della comunità 'Nelson Mandela'
Nel 2015, a Visone, veniva inaugurato il primo campo di canapa gestito dalla Comunità San Benedetto al Porto.
Nella Comunità terapeutica ‘Nelson Mandela’, in 300 metri quadrati di campo, venivano piantate circa 300 piante qualità Futura. Non stiamo parlando di ‘erba da sballo’, ma di una specie dal basso contenuto di Thc (Tetracannabilnolo, la sostanza stupefacente), legale e dai plurimi settori d’impiego, dall’ediliza al riscaldamento, dall’alimentazione all’industria farmaceutica. A cinque anni dal taglio del nastro, facciamo il punto della situazione con il responsabile Fabio Scaltritti.
Come si è evoluto il vostro progetto agricolo?
«Male. Possiamo dire che si è involuto. Sorte toccata ai coltivatori di canapa di tutta Italia – risponde -Per coerenza coltiviamo ancora 200 piante a Ponzone, giusto per rifornire i nostri due punti vendita di Genova e Alessandria, dove si vendono poche confezioni. Il settore poteva contribuire al rilancio dell’agricoltura italiana e invece è stato decapitato dalla riforma legislativa».
In che senso?
«Il decreto Salvini, con l’irrigidimento delle disposizioni regolanti il settore, ha reso marginale una produzione emergente e costretto alla chiusura la quasi totalità dei negozi aperti alla commercializzazione. La demonizzazione mediatica di una corrente politica si è tradotta in una persecuzione legislativa».
Eppure non producevate sostanza stupefacente…
«Già. Purtroppo è passato il messaggio becero “Canapa uguale droga”. Invece l’impiego è di tutt’altra natura – lenta Scaltritti -Noi produciamo 3 delle 22 sementi autorizzate dall’Unione Europea: Finola, Futura75 e Kompolti. Piante che non hanno effetto drogante (nelle nostre piante la percentuale di Thc al di sotto del 2% è certificata dall’Università di Torino) e che potevano essere impiegate nella bioedilizia, per realizzare mattoni o sistemi isolanti, e nel settore farmacologico per quelle specie con alto contenuto di Cbd (Cannabidiolo), una molecola non stupefacente ma con proprietà antispasmotiche, anticonvulsivanti e neuprotettive. C’è anche chi ha realizzato del pellet per il riscaldamento, ma noi abbiamo sempre glissato su questo, perché siamo contrari a qualsiasi forma di inquinamento».
Quindi sbocchi plurimi e diversificati.
«La richiesta era crescente, al punto che al campo-progetto di Visone la cooperativa sociale ha affiancato un’altra coltivazione a Ponzone. Questo per quattro anni si è tradotto in posti di lavoro ‘speciali’, cioè riservati a persone svantaggiate, con un passato di dipendenze e delinquenziale. Inoltre riportava i giovani (i nostri lavoratori avevano tutti meno di 30 anni) alla terra coltivando non solo canapa, ma pomodori, zucchine, rosmarino aromatico. Poi è arrivato Salvini, che ha decapitato un settore in espansione che, al contrario, ha continuato a crescere in altri Paesi europei. La canapa legale è diffusa da anni in Spagna, Grecia, Francia. E pensare che, come insegna la qualità Carmagnola, quella italiana è la migliore in Europa e la seconda nel mondo. Abbiamo perso possibilità di sviluppo e know-how> il rammarico del responsabile»
Però ora al Governo non c’è Salvini..
«È vero. Il problema è che su questo tema c’è una grande incapacità e imbarazzo da chi ci governa. La canapa rimane ancora tra le sostanze ‘non vendibili’; oggi non è possibile fare cosa si poteva due anni fa e quindi i nostri negozi onesti sono sempre esposti all’alea di sequestri di materiale e alla trafila analisi-dissequestri-scuse. Solo che così si svuotano i punti vendita e falliscono gli imprenditori».