Anffas: «Zero fondi per la ripartenza dei disabili»
«Molti dei nostri assistiti segregati in casa perché le strutture di accoglienza sono prive di direttive»
ACQUI TERME – Nel Belpaese sono ripartite tutte le attività. Fondi pubblici sono stati stanziati per realizzare piani e protocolli sanitari necessari all’abbrivio di tante attività, economiche e non. Eppure c’è chi è ancora fermo al palo. «È ripartito il calcio e nessuno si è preoccupato dei disabili – lamenta Loredana Ferrraris dell’Anffas acquese – Molti dei nostri assistiti sono ancora segregati in casa perché le strutture di accoglienza, fino a pochi giorni fa, erano prive di direttive e oggi, organizzatisi in fretta, offrono servizi col contagocce».
A quanto pare i soggetti più fragili della società sono gli ultimi ad essere interessati dalla ripartenza. Problema non da poco considerato che i genitori dei disabili, richiamati al lavoro, hanno dovuto fare i conti con la questione ‘dove lasciare i propri figli’, attesa la chiusura dei centri diurni, oggi aperti solo poche ore (2) a ospite.
All’Anffas per fortuna hanno tanta fantasia. Dalle stanze romane non sono arrivate risorse per finanziare progetti socio-assistenziali per il ritorno ad una vita normale per i diversamente abili, e così l’associazione acquese, che durante l’emergenza ha fornito corsi e laboratori online, ha ben pensato di traslare all’esterno (per i soggetti psicologicamente pronti ad uscire) i corsi di canto e ballo. «Abbiamo approfittato della delibera comunale che prevede, per le società sportive, la possibilità di utilizzare gli spazi pubblici all’aperto – ha continuato la Ferraris – Ci vediamo una volta alla settimana nel parco dello stabilimento Regina».
Il corso di informatica online sta continuando a coinvolgere i nostri ragazzi speciali: «L’informatica e la tecnologia per i ragazzi disabili rappresenta un’opportunità di conoscenza, istruzione e lavoro. Molte volte è l’unico mezzo per arginare l’isolamento» ha spiegato la docente Izana Garcia. Il corso ha cercato di rendere i discenti autonomi nell’utilizzo degli apparecchi elettronici, invero più intuitivi di un tempo, ma non ancora adatti a tutti. E qui il panorama progettuale si aprirebbe all’infinito. «Mancano figure professionali disposte a impiegare le proprie competenze nella realizzazione di un linguaggio adattabile alle diverse forma di disabilità – continua al docente – I ragazzi hanno voglia di imparare e noi abbiamo il dovere di aiutarli».