Riesce a stabilire un feeling unico e a fargli fare i lavori più faticosi: Tonino, l’incantatore di buoi
Vive a cascina Tendivere e una recente statistica lo inserisce tra gli uomini più longevi dell’Appennino piemontese
Tonino, l’incantatore di buoi, è riuscito ad incantare anche il coronavirus.
Il contadino che ha sempre vissuto nel territorio sino a due anni fa definito parco Capanne di Marcarolo, è stato inserito in una recente statistica dell’ente Aree protette dell’Appennino piemontese che del vecchio parco ha assunto le funzioni e l’area di competenza, come tra gli abitanti più anziani di un territorio dove il ‘Covid 19’ non sanno ancora cosa sia, le mascherine non servono perché le distanze sociali sono naturali per chi vive isolato in mezzo ai boschi.
La statistica secondo la quale Tonino di cascina Tendivere con Giovanni e Maria di Cascina Merigo sono i più anziani dell’Appennino piemontese ha riportato alla memoria la storia dell’incantatore di buoi, un uomo piccolo ma tutto muscoli, che quand’era ragazzo si era fatto un nome come addestratore di buoi, ereditando la passione e le capacità da uno suo vecchio zio che lui chiamava “me barba de Maggie”. Tradotto in italiano sta a significare “mio zio della cascina Maggie”.
Alla fiera del bestiame di Capanne di Marcarolo che ogni anno si svolgeva a luglio (chissà cosa succederà quest’anno), Tonino amava capitalizzare una delle rare occasioni che aveva di socializzare per raccontare il rapporto che è sempre riuscito a stabilire con gli animali da lavoro. Orgoglioso di affermare che gli bastava la voce per farsi ascoltare da loro e fargli fare anche i lavori più difficili e impegnativi. Tra le storie più suggestive legate a Tonino, l’incantatore di buoi, c’è quella secondo la quale una volta si è dovuto anche difendere dall’accusa di imbroglio per aver venduto un bue secondo lui bravissimo che però, una volta portato a casa dall’acquirente, non si dimostrò affatto collaborativo.
I buoi che più apprezza sono i ‘montagnini’ dal colore fromentino e le caratteristiche corna a lira, la stazza non tanto grande e il passo lento, l’ideale per i bricchi dell’Appennino. Venivano usati per i lavori nei campi, dall’aratura alla fienagione, ma soprattutto per il trasporto della legna, da Capanne a Silvano d’Orba, dove c’era il mercato, a una trentina di chilometri di distanza.
A far legna Tonino ci è sempre andato accompagnato solo dai suoi ruminanti da tiro con i quali riusciva a stabilire un feeling particolare che gli è valso lo pseudonimo di incantatore di buoi e nel mondo contadino se non è storia vera non la puoi dare a bere.
Ha smesso di andare nei boschi due anni fa per un problema alle ginocchia, ma con i buoi continua a capirsi a prima voce lassù nell’Appennino.