“La poesia e l’istante in cui ho deciso di cambiare percorso”
"Controtempo. L'equilibrio tra sistemi senza limite" è il titolo della prima raccolta di poesie del giovane di Arquata Scrivia
ARQUATA SCRIVIA — “Controtempo. L’equilibrio tra sistemi senza limite” è il titolo della prima raccolta di poesie di Emanuele Maresca, giovane arquatese appassionato di scrittura e musica. A febbraio la casa editrice romana Controluna, che ha Michele Caccamo come direttore editoriale, ha dato alle stampe il volume che contiene 56 poesie, tutte con tema e metrica diversi.
Attraversare insieme il rancore, la rabbia, la paura, l’amore, l’essere dispersi o impotenti dinnanzi alla ferocia della vita è l’intento di quest’opera. La poesia rappresenta efficacemente i colori della realtà: le parole divengono un’autentica traduzione della vita, una chiave magica con la quale raggiungere il profondo dell’animo senza sforzo. Alcune volte riescono a ispirare emozioni nuove, guidando chi si concede alla lettura oltre ogni aspettativa.
— Emanuele, da quando componi versi?
Scrivo da quando avevo 14-15 anni. Appena arrivato al liceo, ho scoperto nella scrittura il modo per dare spazio alla mia personalità e inizialmente mi ci sono dedicato per sfogo. Non c’era e non ho mai trovato una particolare ricerca letteraria che mi abbia condizionato, componevo per liberare delle espressioni che con la socialità che vivevo sarebbero stare complicate da esprimere. Dai racconti sono passato alla poesia, che ha un valore molto importante per me, quello della sintesi, perché provo l’esigenza di scrivere qualcosa di più diretto, di più reale. Ho proseguito anche negli anni successivi e ho molti aneddoti legati al periodo trascorso a Siena per studio. A poco a poco, ho affiancato la scrittura alla musica per esprimere qualcosa che faceva già parte di me, ma con cui non ero ancora entrato in contatto. In quel momento ho capito di poter unire due cose che amavo e di poter proseguire su questa linea. Ho spedito il manoscritto a questa casa editrice con sede a Roma e mi hanno rivolto una proposta editoriale che mi ha attratto. Sono un autore emergente, ma fortunato.
— Cosa provi quando scrivi?
Solitamente quando scrivo è come se riuscissi ad estraniarmi da quel preciso momento, è facile che non abbia in mente un percorso di versi per creare un’immagine. Solo alla fine è come se si accendesse la lampadina e io riconoscessi il percorso che era già dentro di me. È quasi come fare un puzzle e completarlo senza aver avuto l’immagine iniziale come guida.
L’intervista completa è sul Novese in edicola fino a mercoledì 17 giugno