Beccaria sulla “Proposta Gabotto”: «Del tutto irricevibile»
Sulla vicenda "Cosmo" interviene il vicesindaco di Camagna
CAMAGNA – Sulla “Proposta Gabotto” che, sostenuta dall’Amministrazione Comunale di Casale, prevede per Cosmo spa la riunione, sotto la figura di un amministratore delegato, delle posizioni di presidente e direttore della società (carica che sarebbe rivestita dal presidente attuale, Guido Gabotto), arriva il commento del vicesindaco di Camagna, Luca Beccaria.
A nome dell’amministrazione del Comune monferrino e in luce di un confronto con alcuni sindaci eletti nel consiglio di amministrazione societario, la proposta è giudicata, senza giri di parole, «del tutto irricevibile».
«Le notizie apprese dovrebbero vedere un maggior protagonismo da parte di noi piccoli Comuni, che, come già ricordato, assommiamo il 66% della compagine sociale, in luogo del 34 della sola Casale».
Sarebbero tre i punti di irricevibilità della proposta.
Nel modo: «Sarebbe avvenuta una peculiare “autoattribuzione” di deleghe gestionali, da parte della presidenza di Cosmo, a detrimento (evidentemente) di chi ricopre, oggi, tali funzioni in via transitoria. Autoattribuzione che non può esserci stata e che, infatti, non risulta da nessuna parte al di fuori dei giornali: ricordiamo che il Cda, a seguito delle dimissioni dell’Ingegner Peretti, ha dovuto provvedere alla nomina di un sostituto, come previsto dallo Statuto e nulla è stato cambiato circa gli aspetti gestionali spettanti a tale ruolo. Andrebbe, anzi, ringraziata la persona che ha assunto un simile incarico in quella che, certamente, non è una facile fase di transizione.
Nella “rottura” con la tradizione: «Da sempre la gestione delle aziende pubbliche casalesi, vero strumento per le politiche del territorio, ha creduto nell’importanza di un fermo controllo politico sugli organi d’indirizzo, in equilibrio con una dirigenza indipendente e professionale – un tempo avremmo detto “di carriera” – con il dovere di adempiere e dare esecuzione alle decisioni dell’organismo direttivo. Un Amministratore delegato che assommi i poteri di Presidente (di nomina politica) e quelli gestionali, costituirebbe uno sbilanciamento in cui gli enti minori potrebbero essere solo svantaggiati e in cui il Cda stesso, si vedrebbe fortemente compresso nelle proprie prerogative. Ad esigere, poi, una maggior prudenza, volendoci guardare intorno, è il ben noto destino delle società, a partecipazione pubblica dell’alessandrino, che hanno deciso di imboccare la strada dell’Amministratore delegato».
Nelle motivazioni addotte: «La motivazione che abbiamo potuto apprendere ufficialmente è quella di limitazioni dettate dall’emergenza virus per la selezione del nuovo Direttore generale. Aspetto che comporterebbe, a prescindere dalla situazione di emergenza, al massimo qualche mese in più per esperire tutte le pratiche necessarie. Il territorio ha bisogno di unità, non di ulteriori strappi e questo si configurerebbe una volta di più come uno strappo alla tradizione di buon governo, quella su cui questo territorio si è sempre basata».