«Riboldi vede nel Monferrato un feudo da comandare come proprietà privata»
Il Laboratorio Cuore del Monferrato commenta l'operato delle giunta
CASALE – A poco più di un anno dalle elezioni con le quali Federico Riboldi è diventato sindaco di Casale Monferrato, il coordinamento di Casale Cuore del Monferrato, composto da Marco Rossi e Davide Sorisio traccia un bilancio.
«Più di un anno fa il Sindaco Riboldi veniva eletto dopo aver pronunciato queste parole: “Perché #Casaleintesta? Perché Casale Monferrato è la nostra idea fissa a cui non riusciamo, e non vogliamo, smettere di pensare; perché Casale, anche quale capitale del Monferrato, deve venire prima di ogni cosa, prima degli interessi delle singole forze politiche o, ancor più, di quelli
personali dei singoli candidati” – esordiscono da Cuore prima di accusare – Oggi dobbiamo constatare che più che #Casaleintesta, siamo di fronte a #Casalecomanda, slogan perfetto per l’azione Amministrativa del Sindaco e della sua Giunta. Il Sindaco aveva fatto promesse di partecipazione, di collaborazione, di apertura e ascolto di tutti, di non lasciare indietro niente e nessuno, insomma promesse di una rinascita del Monferrato. Tuttavia come per i loro partiti nazionali, il centro destra casalese dimostra che queste promesse valgono solo quando devono essere pretese per sé stessi e non garantite agli altri quando si governano».
Gli esponenti di Cuore sottolineano una forma di asimmetria tra dichiarazioni e fatti: «Abbiamo assistito a show mediatici e campagne di autoproclamazione degne di un sistema comunicativo presidenziale, ma leggendo gli atti del Sindaco e della Giunta cosa troviamo? Voto favorevole al progetto alessandrino di un #Monferratoautentico in cui Casale perde il ruolo di cuore del Monferrato per essere equiparata agli altri centri zona provinciali come Tortona e in cui i piccoli comuni scompaiono. Mantenimento della promessa di partecipazione cittadina con consigli di partecipazione non eletti, nominati dalla maggioranza per la maggioranza e senza alcun potere di influire sulle decisioni importanti per la città che ricordano tragicamente dei comitati di propaganda creati per silenziare le opinioni divergenti. Progetto al quale noi non prenderemo parte. Incremento del costo dei servizi offerti da Casale, quale centro zona, ai comuni del territorio. In testa a tutti la “Polizia del Monferrato” servizio tanto caro e fondamentale per la sicurezza per questa Amministrazione, ma che sarà sempre meno accessibile per i comuni del territorio. Il tentativo di creare una società di gestione dell’acqua (la newco tra Amc e Amv nda) che invece di essere pensata per amministrare insieme il bene più prezioso che la terra ci ha donato, pensa a portare nelle mani del Sindaco di Casale l’indirizzo e il controllo di questo bene fondamentale da Valenza a Villanova. La massiccia richiesta, per la prima volta nella storia del nostro comune, del 5×1000, che toglierà risorse alle numerose associazioni che vivono spesso solo grazie a questo contributo e che sono state fondamentali sul territorio, anche per superare molti degli aspetti di quest’ultima crisi sanitaria. Ricordiamo che la donazione del 5×1000 al comune non garantisce che poi esso sia usato per progetti sociali (è infatti una risorsa a disposizione della Giunta, come le tasse), come invece è certo donandolo alle associazioni. Il tentativo di nomina di un Amministratore delegato in Cosmo, cioè la trasformazione del Presidente (nominato e scelto discrezionalmente dal solo Sindaco di Casale Monferrato senza vincoli di qualifiche o professionalità), nell’unico controllore del servizio di raccolta e smaltimento rifiuti, degli investimenti, del personale. Insomma con il solo 34% di quote societarie Casale intende strappare a tutti i rimanenti 47 comuni del territorio casalese, la possibilità di intervenire sulla gestione dei propri rifiuti».
La presa di posizione è netta: «Tutte queste decisioni del Sindaco “del territorio” ci fanno temere che la sua immagine del
Monferrato, sia quella di un feudo da comandare ed amministrare come fosse una proprietà privata. Non ravvediamo traccia di quella costruzione di “nuova città” che avevamo immaginato e proposto e che si può costruire solo collettivamente e ogni giorno con il contributo di ognuna e ognuno di noi, con un vero e grande coinvolgimento popolare che parte da chi è più a rischio di esclusione, con l’ascolto e la partecipazione, con il confronto, il coraggio, la fantasia. Casale deve uscire dalla logica di centro zona o capitale padrona del territorio, rinchiusa in un confronto sempre più antagonistico tra i suoi poco meno di 35000 abitanti e gli altrettanti 35000 abitanti dei Comuni del Monferrato casalese e pensare di essere il cuore pulsante di un territorio a cui può fornire energie, spunti e idee, ma le cui articolazioni di sviluppo strategico, sia sotto il punto di vista economico, che culturale, che ambientale non risiedono solo in lei. Purtroppo è chiaro che questo sogno non appartiene al Sindaco Riboldi e per questo, nei prossimi giorni, i nostri rappresentanti prenderanno contatto con le varie forze politiche che avevano teorizzato una città diffusa proprio come noi per proporre l’ipotesi di un coordinamento ampio di tutti coloro che si oppongono all’uomo solo al comando e all’autoritarismo».