Moscato e Brachetto, troppo invenduto, giù le rese?
«Come smaltire tutto l?invenduto? Attraverso la distillazione, trasformarlo in alcool»
ACQUI TERME – La vendemmia è ancora lontana eppure nelle campagne monferrine sale la preoccupazione per il prossimo conferimento di uve. A causa del blocco generale conseguente l’emergenza sanitaria, pare che molti produttori abbiano le cantine piene di bottiglie invendute. Questa circostanza, oggi preoccupante per la parte industriale, potrebbe avere effetti nefasti per l’economia di chi lavora tra i filari. «Al momento sono solo dicerie – tiene a precisare Monica Gandolfo, produttrice di uva moscato – Certo sarà una componente che il Consorzio di Tutela terrà in considerazione per la fissazione del prezzo minimo da pagare». Per disciplinare, ci spiega, il moscato deve avere una resa di 120 quintali per ettaro. Di questi una parte viene impiegata per produrre vino Docg (quella più pagata), un’altra diventa vino aromatico, un’altra ancora viene considerato una riserva, cioè uno stock pagato come l’aromatico da sbloccare per produrre, nel caso ce ne fosse bisogno, Docg (in questo caso corrispondendo al produttore la differenza).
«L’invenduto ridurrebbe inevitabilmente la quantità di Docg prodotta e quindi il maggior compenso per il conferitore – continua la Gandolfo – Il problema è che noi le spese le sosteniamo prima della vendemmia. Soluzione? Noi produttori potremmo conferire solo il Docg (garanzia di un minimo guadagno) ed attendere tempi migliori».
«Noi siamo abituati da quindici anni al taglio delle rese – lamenta Pier Luigi Botto presidente dell’associazione produttori di Brachetto – Il problema grosso è che a causa dell’invenduto ci sarà un mare di prodotto aromatico (pagato di meno) che farà concorrenza alla Docg in un circolo vizioso che ci opprime da anni».
La soluzione proposta da Botto è rivoluzionaria. «E’ necessario smaltire tutto l’invenduto. Come? Attraverso la distillazione, trasformarlo in alcool. Ce n’è tanto bisogno in questo periodo. In questo modo si potrà garantire il minimo della sopravvivenza: 1 euro al kg e 90 quintali/ettaro di resa».