“Sei anni di amore speciale con il mio Taiki”. Elena, alessandrina, e il rapporto unico con un akita: “E’ una razza sacra”
“Tanto desiderato, tanto atteso. Ora che sei qui con me non riesco a smettere di guardarti. Mi stai facendo rinascere, mi stavo buttando giù di morale ed ero sempre arrabbiata, ma tu mi stai facendo riscoprire la bambina che c’è in me! Ti amo piccolo e peloso Taiki! Tu sei il grande splendore della mia vita!”: con questo post, il 26 maggio di sei anni fa, l’alessandrina Elena Chiamosa festeggiava l’arrivo del suo Taiki, un tenerissimo akita di appena di due mesi.
«Mi sono sempre appassionata alla cultura orientale – racconta oggi la giovane – e per questo desideravo un cane legato a quella storia e a quella tradizione. Mi sono perciò confrontata con allevatori e ho letto dei libri, arrivando alla decisione che proprio un akita era la specie che stavo cercando».
Quali sono le sue particolarità? «Chi non la conosce potrebbe pure pensare sia ‘strana’, perché non esprime il suo affetto nei confronti del padrone come gli altri. Anzi, preferisce stare sulle sue, non ‘regala’ coccole e bacini e, soprattutto, si lega a una sola persona in particolare, anche se magari vive in una famiglia numerosa».
Come riesce a dimostrare il suo amore per te? «Taiki è capace di aspettarmi incondizionatamente davanti alla porta, quando esco per andare al lavoro. Addirittura, è capitato di dover andar via per due o tre giorni e lui è stato fisso sul balcone ad attendere il mio ritorno. In giro, invece, sembra il re del quartiere e al Cristo, dove abito, tutti ormai hanno imparato a conoscerlo: è difficile che faccia amicizia con altri cani, anzi qui soltanto con uno. In casa però è completamente diverso, perché si sente libero di essere ciò che è e, ad esempio, di avere paura quando ci sono i temporali o di entrare ‘in retromarcia’ dalle porte».
Come sei arrivata a lui? «Come dicevo prima – risponde Elena – mi sono informata molto e ho scoperto che è comunque una specie molto impegnativa: lo stesso comportamento, quando è in giovane età, è da tenere a bada, perché rischia di avere reazioni che altri non si aspettano. Ecco perché capita che molte famiglie, non sapendo com’è e aspettandosi un cane… come gli altri, li prendono e poi li abbandonano o danno via. Invece basta scoprirli, per conoscere quanto speciali possano essere».
Come mai il nome Akita? «La razza in Giappone e sacra, tanto da essere il cane d’appartenenza dell’imperatore. E, in occasione di battesimi o matrimoni, vengono fatte le ‘bomboniere dell’akita’ per augurare buon auspicio. Tornando al nome, invece, bisogna rigorosamente seguire la dinastia e non si possono affibbiare nomignoli stranieri: io perciò ho scelto Taiki che significa ‘grande splendore. Mentre c’è un motto loro dedicato, nel Paese del Sol Levante, che racchiude esattamente le loro caratteristiche e la loro bellezza: “Calmo e quieto come una foresta, scattante come un fulmine”. Ecco, il mio Taiki è così. E non posso immaginare, un giorno, di poter fare a meno di lui».