Il ricovero dei cani abbandonati ha riaperto a volontari e visitatori: Jack e Sara si sono fidanzati durante il lockdown
Ha riaperto i cancelli, dopo 70 giorni, il canile municipale di Novi Ligure: la prima settimana di apertura è stata all’insegna della prudenza, con ingressi limitati a due sole ore giornaliere, dalle 9 alle 11, e richiesta ai visitatori intenzionati a socializzare con i cani per un’eventuale adozione a seguire le indicazioni previste sul distanziamento sociale e sull’uso dei dispositivi di protezione individuale.
Per accedere all’interno della struttura occorre indossare la mascherina, mantenere la distanza di un metro e disinfettare i guinzagli dopo l’utilizzo; possono accedere all’interno del cortile due persone alla volta e devono essere evitati assembramenti davanti al cancello. Questo vale per i volontari, che rappresentano un’importante risorsa per Arca – Associazione ricovero cani abbandonati che gestisce la struttura, così come per gli ospiti.
Intanto, sono ripartiti i tesseramenti dei volontari, obbligatori per l’accompagnamento degli animali nelle passeggiate: “Abbiamo ritrovato tanti amici – commenta la presidentessa di Arca, Lucia Barbagallo – e devo dire che nei primi giorni di apertura si sono comportati in modo splendido. Questo ci incentiva ad allungare l’orario di apertura del canile”. Tanto che, dall’altro ieri, è dalle 8 alle 12.
Durante il lungo lockdown si sono sviluppate storie interessanti, come quella del fidanzamento tra Jack e Sara, due cani ospiti: una liaison interrotta dall’adozione di Sara, adesso ospite di una famiglia di Serravalle. Jack la cerca insistentemente per l’intera giornata: “Si sente tradito – racconta la Barbagallo – e non riesce a farsene una ragione”.
Questo ha indotto la presidentessa di Arca e gli altri responsabili ad accentuare il pressing sulla famiglia adottiva di Sara affinché prenda con sé anche… il suo ‘compagno’.
L’altra narrazione che ci consegna l’associazione è invece quella del gatto Pippo: viveva nella casa di due coniugi contagiati dal Covid 19 e, quando sono stati ricoverati in ospedale, la Barbagallo si è fatta accompagnare da carabinieri e vigili del fuoco nell’abitazione per recuperarlo. La donna lo ha tenuto a casa per un mese e mezzo e, quando i due coniugi sono purtroppo scomparsi, ha cercato e trovato una nuova famiglia per il felino.
Storie vere che arrivano dal canile, dove si smentisce (purtroppo) un incremento di adozioni con la scusa per uscire nel periodo del lockdown: “Non lo avremmo permesso – ammette la Barbagallo – Siamo pignoli nel concedere le adozioni ma, devo dire, non ci sono stati speculatori che ci hanno provato”.