Doppioni e il mistero dei tamponi ‘Non pervenuto’
La storia di Cristina, casalinga, contagiata probabilmente dal marito Stefano
ACQUI TERME – Le informazioni sull’inferno dei potenziali contagiati si arricchiscono di particolari agghiaccianti e avvilenti. Tante persone ci contattano per raccontare la propria storia fatta di paura, impotenza e rabbia. Cristina, casalinga, è stata contagiata probabilmente dal marito Stefano, dipendente di una casa di cura che ai primi di aprile ha cominciato ad accusare sintomi di infezione. Dopo pochi giorni anche per lei e la bambina è arrivata la febbre.
La via crucis percorsa, quella del Sisp, è comune agli altri: attese infinite al telefono rimbalzati da un ufficio all’altro, informazioni discordanti sul ‘diritto al tampone’, modulistica inviata via mail mai arrivata.
«Dopo 16 giorni dalla comunicazione della nostra malattia mio marito e la bambina hanno fatto un tampone – racconta Cristina – L’esito per Stefano è stato comunicato il giorno successivo: negativo. La cosa assurda è che a nome di mio marito risultano però due tamponi di cui uno ‘Non pervenuto’. Ora, considerata la cura di antibotici e farmaci sperimentali (prescritta senza alcuna visita), non sappiamo se è guarito dal Covid o non è mai stato infettato».
Bisognerebbe fare il test sierologico, ma il Sisp non fornisce questo servizio. Meglio prescrivere un ulteriore (utile?) tampone. Per la figlia ancora nessun esito. «Ad oggi, a nome della bambina risulta solo un tampone ‘Non pervenuto’. Il pediatra, studiando i dettagli della schermata, ha letto la dicitura ‘effettuato perché figlia di soggetto positivo al tampone orofaringeo’. Peccato che mio marito sia risultato negativo».
Il mistero dei tamponi ‘Non pervenuto’ è forse il nodo più sconcertante di tutta la macchina organizzativa anti Covid-19. Alcuni dicono si tratti di provette smarrite, altri di esami ‘in attesa di esito’, altri ancora di errati censimenti