“Sensazione inafferrabile, qualcosa di troppo grande”
Dalle testimonianze dei protagonisti, la ricostruzione dei momenti decisivi per la Liberazione
OVADA – La gente si riversò in strada, l’incubo era finito. Si tornava a ballare in piazza, sulle aie delle cascine al suono della fisarmonica o del fonografo a manovella. Così Ovada si riappropriò della sua libertà il 25 aprile di 75 anni fa. «In un quadro di Natale Proto – spiega lo storico Paolo Bavazzano – il calendario raffigura la data di sabato 3 maggio 1945. In quella data, me lo raccontò Proto in prima persona, per la prima volta si sentì libero». Bavazzano ci ha aperto l’archivio dell’Accademia Urbense alla ricerca delle sparute testimonianze del giorno della Liberazione a Ovada. Quello che segue è un racconto che, senza pretesa di ricostruzione storica puntuale, vuole trasmettere l’atmosfera, gli stati d’animo di quel frangente di vita così decisivo, sofferto e carico di promesse per il futuro.
Lotta, paura, impegno…
Il CLN di Ovada si costituì nell’ottobre 1943 per iniziativa del rappresentante del Partito Comunista Vincenzo Ravera in collaborazione al rappresentante del Partito d’Azione Giovanni Alloisio. L’incontro decisivo avvenne nella casa di quest’ultimo. Il Comando Germanico della Piazza di Ovada ordinò la cattura di tutti i componenti della sua famiglia ne svaligiò e danneggiò l’abitazione, per non aver rintracciato nei giorni 30 e 31 Dicembre 1944 il proprietario, né la figlia Stefania. In un secondo tempo anche il Partito Socialista dette la sua adesione nella persona del compagno Ludovico Ravanetti. Il lavoro del CLN fu subito rivolto alla organizzazione delle formazioni partigiane di montagna e di fondo Ovada. Il CLN riuscì a costituire l’organizzazione SAP.
Tante figure coinvolte
Si procedette alla divisione delle responsabilità all’interno del CLN: a Ravera toccòl’attività militare, Alloisio si occupò del coordinamento con gli organi periferici, Ravanetti dell’attività sindacale. La Democrazia Cristiana aderì nella persona dell’ingegner Tagliafico. Sebastiano Pusateri assunse il comando delle SAP. Mario Nalin fu il cassiere del comitato. Emes Frascara ricoprì il delicato incarico di commissario politico delle SAP. Giacintò Ferrari collegò CLN e forze partigiane. Il dottor Eraldo Ighina, direttore dell’ospedale civico, si prodigò per malati e feriti partigiani con le suore ospedaliere. Ai primi dell’aprile 1944 ebbe inizio il primo grande rastrellamento, noto come il rastrellamento della Pasqua, con l’arresto avvenuto l’11 dello stesso mese, del compagno Alloisio e il suo internamento al campo di Voltaggio. Sotto questa prima minaccia il CLN dovette rallentare la sua attività, senza perdere però il contatto fra i diversi componenti. Il 30 dicembre 1944 i nazifascisti tentarono ancora una volta di arrestare Alloisio che però riuscì a fuggire. I famigliari arrestati tennero un contegno che non pregiudicò il destino né del padre, né del CLN ovadese.
Quel pomeriggio di sole
La calma non sembra segnalare che di li a poco, il 25 aprile 1945, si possa assistere all’esodo delle truppe tedesche dalla città. A condurre le trattative furono il comandante delle SAP, Salvatore Pusateri e Monsignor Fiorello Cavanna. Nell’ottobre 1944, con l’avvio dei rastrellamenti lungo la valle dello Stura e dell’Orba, il religioso prese contatto col comandante della piazza per limitare, in molti casi con successo, le azioni e a intervenire per salvare la vita e liberare gli ostaggi. Il 23 aprile 1945 i membri del comando tedesco accolsero la delegazione ovadese con fredda cortesia. Il parroco a nome delle forze partigiane fece una prima proposta di resa al comandante tedesco capitano Hoppis. Una dilazione fu la controproposta. Per evitare ulteriore spargimento di sangue italiano, bisogna imporre la resa. Il 24 aprile, all’alba le SAP presero il controllo del del Comune e della casa comunale. Il 25 aprile dalle ore 2.00 alle 4.00 del mattino, silenziosamente le truppe tedesche evacuavano Ovada senza colpo ferire e senza recare il minimo danno. Ne parlò quello stesso giorno il volantino locale “Ovada libera” organo del CLN, citando gli artefici della felice conclusione: il prevosto di Ovada, Vincenzo Ravera (Ubaldo), in seguito primo sindaco della città, e Pino comandante della SAP, (soprannome dello stesso Pusateri). Scrisse una partigiana. «Chi non ricorda il febbrile susseguirsi degli avvenimenti di quel giorno? Notizie vaghe, non con fermate giungevano da tutte le parti. Incontrai i partigiani Vincenzo Ravera (Ubaldo) e Nino Ferrari (Fieschi) nella via della stazione Nord ed ebbi da loro la conferma: fra pochi minuti il CLN avrebbe dato l’ultimatum al comando Tedesco. Strano! Quel momento tanto atteso e per il quale tanto avevamo lavorato, era giunto; ma invece di quella grande allegria che subito mi scese nel cuore, ebbi la sensazione di qualcosa di inafferrabile, la stessa sensazione che si prova d’innanzi a qualcosa di troppo grande e di troppo bello».
Un nuovo inizio
Dalle memorie del sacrista Vincenzo Torello: «Il mattino del 25 molto entusiasmo in paese per la liberazione; furono fatti discorsi in Piazza e furono rastrellati alcuni fascisti e fasciste. Sparatorie a salve per il paese nessun incidente. Sempre continuo il girare per il paese dei partigiani cantando bandiera rossa». Le trattative tra i partiti portarono alla formazione della prima storica Giunta della città: sindaco Vincenzo Ravera del Partito Comunista; vice sindaco Renato Palma del Partito d’Azione poi sostituito da Armando Sigona. E ancora Matteo Ighinadel Partito Socialista; Beltrame del Partito Democristiano.La strada verso la Democrazia era oramai segnata.