Picchi: “La pallacanestro di prima non esiste più”
"Derthona punto di riferimento per la città. Ai partner dico: Rimanete con noi"
TORTONA – L’amministratore delegato del Derthona Basket, Marco Picchi, ha rilasciato un’intervista al sito ufficiale del club bianconero analizzando la situazione della comunità tortonese, profondamente colpita dall’emergenza coronavirus e riflettendo sul prossimo futuro del movimento.
Considerata l’importanza dei temi affrontati ne proponiamo un lungo estratto. «Riteniamo di essere un punto di riferimento non solo sportivo ma anche sociale e umano per Tortona. Una comunità che sta vivendo il suo momento più drammatico dal dopoguerra. Lo siamo da 65 anni e vorremmo continuare ad esserlo, in particolar modo in un momento in cui paura e incertezza sono sentimenti che regnano in tutta la popolazione. Mi piacerebbe dire che il Derthona Basket c’è e ci sarà sempre e non vede l’ora di tornare ad accogliere prima di tutto i suoi bambini che hanno solo voglia di divertirsi. Ci piacerebbe studiare un piano che possa rimettere in contatto tra loro tutte le nostre aziende partner che, inevitabilmente, dovranno confrontarsi con la sfida di riprendere un cammino: vorremmo essere ancora un veicolo anche per tutti loro».
Cosa si sente di dire ai partner della società in vista del prossimo futuro?
«Mi piacerebbe fare incontrare tutti i nostri partner e chiedere a loro di rimanere con noi. Avranno di fronte una società perfettamente consapevole dello sconvolgimento che ha colpito l’intera economia mondiale: non abbiamo intenzione di dimenticarci delle aziende che in questi anni ci hanno sostenuto, permettendoci di crescere».
Come si immagina il futuro della pallacanestro nazionale e dove e come pensa si possa collocare il Derthona Basket?
«La pallacanestro, per come la abbiamo conosciuta negli ultimi 10-15 anni, non esiste più. Prima ce ne renderemo conto e prima riusciremo a riscrivere le regole e salvare il movimento che tutti amiamo. Quando leggo proposte per il futuro con riduzione dei costi su una base del 15-20% mi chiedo se ci sia una reale percezione del cambiamento in corso. Le società dovranno ridurre i budget almeno del 40% per sopravvivere, anche perché si uscirà da una stagione che inevitabilmente lascerà strascichi sui bilanci. Faccio un appello a tutti i club di A2: parliamoci e facciamo proposte condivise. Salary cap, salario minimo, riduzione delle commissioni degli agenti, abbattimento dei costi fissi federali, incentivi agli sponsor che vorranno ancora investire. Ci sono tantissimi temi, scriviamo il libro bianco della pallacanestro dilettantistica mettendo le società al centro».
Come verrà impostata la programmazione del club nella prossima stagione?
«Abbiamo iniziato a fare valutazioni sul futuro prossimo. Il confronto con il dottor Beniamino Gavio è quotidiano e le scelte sono sempre condivise. Vorrei che fosse finalmente la stagione in cui il progetto della Cittadella dello Sport prenderà forma, perché solo iniziative private di questo tipo potranno rilanciare il mondo dello sport e del sociale in tutti i suoi ambiti. Sarà un anno zero, avremo un budget decisamente inferiore al passato ma, al momento, più degli obiettivi sportivi abbiamo a cuore la messa in sicurezza e le basi per il futuro del Club. Vorremo sicuramente mantenere un impegno importante da destinare allo sviluppo del settore giovanile: credo che le proporzioni di investimento tra prima squadra e settore giovanile cambieranno, in favore di quest’ultimo. Tortona tornerà a vedere pallacanestro, questo mi sento di garantirlo».
Chiudiamo con una domanda sulla prima squadra: come e da chi vorrebbe ripartire il club nel prossimo futuro?
«Mi piacerebbe che il nucleo portante dei giocatori e dello staff rimanesse con noi. Sono stati scelti prima di tutto perché sono persone che meritano e a loro tendo la mano. Se vorranno parlare di un futuro in bianconero e lo faranno con senso di responsabilità, troveranno le porte spalancate».