Red Basket: video allenamenti contro lo stop
Dalla campagna per lanciare il messaggio di stare a casa è nata un'alternativa alle sedute al Geirino
OVADA – Un passato comunque recente di belle vittorie della squadra senior a livello ragionale. Un presente in cui lo stop forzato per l’emergenza sanitaria ha consentito di prendere coscienza di una realtà importante a livello giovanile. La Red Basket ha riscoperto di essere una famiglia e da questa sensazione è nata l’iniziativa per rimanere legati pur nell’impossibilità di svolgere la regolare attività. “Molti dei ragazzi – racconta Andreas Brignoli, presidente del sodalizio e coordinatore tecnico – pensava che lo stop non fosse vero. Avevamo le palestre piene di ragazzi che non andavano a scuola perché le strutture erano chiuse ma al pomeriggio venivano ad allenarsi perché era qualcosa che a loro piaceva. Da quando abbiamo dovuto chiudere tutto il basket manca a noi allenatori e dirigenti ma soprattutto manca a loro perché era un momento di svago”.
Cosa avete creato per sentirvi più vicini.
Sapevamo che molti ragazzi a casa hanno un canestro. Abbiamo proposto di realizzare dei piccoli video dove loro tirano a canestro più che altro per rafforzare il senso di appartenenza alla società ed è stato un successo roseo oltre le nostre stesse previsioni.
Quello che doveva essere solo un divertimento poi si è evoluto…
Sì, visto il perdurare del divieto abbiamo deciso di usare i video per continuare gli allenamenti: mando a tutti i tesserati tutorial e piani di allenamento che coprono sia la parte fisica che quella tecnica e loro si possono allenare a casa. E’ bello vedere come dai più piccoli di quattro anni fino ai più grandi con i loro figli tutti i tesserati abbiano risposto in maniera molto positiva alla nostra iniziativa.
Com’è lo scenario del basket ovadese?
Abbiamo una formazione per ogni categoria di età. In più a seconda del grado di maturazione dei ragazzi che arrivano ogni anno dalle giovanili decido se iscrivere o no anche una prima squadra che si confronta così con il mondo dei ‘grandi’.
Nelle difficoltà, è venuto fuori il grande lavoro che avete fatto soprattutto in termini di spirito di gruppo.
Quando ho scelto Ovada come scelta di vita l’ho fatto anche per questo: mi sarebbe piaciuto riuscire a dare ai ragazzi del basket un senso di appartenenza a qualcosa di più di un gruppo di giocatori. Il grande lavoro di tutti, dagli allenatori ai dirigenti ai genitori che ci seguono ha fatto sì che si creasse una specie di ‘grande famiglia’ che in questo momento ci ha aiutato moltissimo a gestire la situazione. Lo si vede in piccolo anche nei gruppi dove comunichiamo e dove c’è grande collaborazione con i genitori che vengono chiamati in causa dai loro figli per gli esercizi e si lasciano coinvolgere con entusiasmo.