Persone in quarantena: arrivano gli elenchi ma non si sa come applicare il Decreto
ALESSANDRIA – I primi colpi di mortaio che annunciavano il tiro diretto dell’artiglieria armata del coronavirus in città sono scoppiati mercoledì 29 gennaio quando, al pronto soccorso, si è presentata una ragazza con febbre alta. Il fatto che fosse appena rientrata dalla Cina ha scatenato la levata di scudi di medici e infermieri. Il test aveva dato esito negativo, e tutti abbiamo tirato un sospiro di sollievo. La tregua, però, è durata poco: quella era solo la prova generale della battaglia che oggi stiamo combattendo a suon di morti e feriti.
Questa è una emergenza dalle tante sfaccettature, una è rappresentata dal monitoraggio di chi è costretto alla quarantena. Sul punto, il Decreto Ministeriale e la legge sulla privacy sembrano cozzare. Il primo degli articoli del lungo elenco dei divieti firmati dal premier, infatti, non consente la mobilità dalla propria abitazione e dimora per i soggetti sottoposti alla misura della quarantena ovvero risultati positivi al virus.
L’articolo 4, di conseguenza, prevede che il prefetto assicuri l’esecuzione della misura. Dall’8 marzo, giorno della firma ufficiale del Governo, le forze dell’ordine (ma non tutte) avrebbero ricevuto gli elenchi solo oggi. E, a quel che sembra, anche incompleti. Come si procederà? Al momento non è dato sapere, perché il Decreto, nel merito, sembra richiedere altri approfondimenti. E non è neppure chiaro, al momento, quando adottare i provvedimenti più duri per chi trasgredisce.
La quarantena, così come le regole restrittive imposte per evitare il pericolo del contagio, deve essere rispettata. Lo chiedono i medici, gli infermieri, i soccorritori, chi stanno combattendo ogni giorno per garantire la vita. Perché negli ospedali il dramma si insinua tra i reparti e nelle sale di rianimazione dove, soprattutto gli anziani, muoiono soli, senza l’abbraccio dei propri cari.