“Italiani, la salute viene prima”
La ristoratrice Zhang Sifang è parte della comunità cinese in città
OVADA – «La salute prima di tutto». Zhang Sifang è molto conosciuta a Ovada. Da anni è titolare di titolare del ristorante cinese “Oriente Classico” nel centro storico. Due settimane fa, alla prima avvisaglia del Covid-19, ha chiuso i battenti. «Avevamo già chiara la testimonianza di quello che stava succedendo in Cina – spiega – e abbiamo ritenuto opportuno adottare questa decisione a scopo preventivo, sia per la nostra salute che per quella dei nostri clienti. Gli italiani e il governo hanno preso sottogamba il problema, non ritenendolo abbastanza grave».
Sifang fa un passo indietro, per ricordare cosa è accaduto a Wenzhou, la sua città d’origine, che conta circa 3 milioni di abitanti. «Nel momento peggiore, tutte le strade sono state bloccate ventiquattr’ore su ventiquattro, nessuno poteva entrare o uscire dalla propria casa se non per andare a fare la spesa, rigorosamente una persona per famiglia, o per fare acquisti farmaceutici, e chi usciva doveva misurarsi la febbre e seguire le dovute precauzioni Non creare panico fra la gente è senz’altro corretto, ma tutti hanno continuato a lavorare e a girare tranquillamente senza maschera e senza alcun tipo di protezione, pur avendo già sotto gli occhi l’esempio del contagio rapido del virus». Come lei hanno deciso in questo senso la gran parte delle attività gestite da popolazione di origine cinese sui nostri territori.
Negli occhi quanto visto sui diversi tg nell’ultimo week end, la gente che alla comunicazione delle limitazioni alla mobilità ha deciso di muoversi comunque verso il meridione o le zone montane. Per non parlare degli assembramenti. «La decisione più saggia è stata indubbiamente la chiusura delle scuole – continua- l’unica avvenuta per tempo. Tuttavia non c’è stato il buon senso nell’evitare di riunire i bambini nei parchi o nelle piazze. Ritengo anche discutibile la scelta di lasciare aperti i ristoranti fino alle 18.00». Taglia anche corto sulla necessità delle imprese di andare avanti. «A cosa serve il denaro se poi non abbiamo più una vita? Non alimentiamo uno scenario drammatico. Restiamo a casa. Collaboriamo».