Guardie mediche senza mascherine e risposte: «Ci sentiamo abbandonati»
Se le cose non cambieranno i sanitari minacciano la chiusura del servizio
CASALE – «Ci sentiamo abbandonati». Non usa giri di parole il dottor Alessandro Rosso, referente del servizio di Continuità Assistenziale di Casale Monferrato (ex Guardia Medica), per commentare la nota diffusa poche ore fa a denuncia delle carenze e le difficoltà nelle quali le guardie mediche di Casale (nel distretto anche Cerrina e Trino) sono costrette ad operare da quando si è scatenata l’emergenza coronavirus.
La sede di Casale Monferrato, in particolare, conta un bacino di utenza di circa 55.000 persone, comprese 13 case di riposo. Il servizio, circa 1100 accessi ogni 3 mesi svolti da una squadra di una quindicina di medici, tutti giovani, ovviamente non si è interrotto nemmeno in questi giorni.
Però i medici si sentono abbandonati: «Noi Medici di Continuità Assistenziale del distretto di Casale Monferrato intendiamo denunciare una situazione critica: la gravissima mancanza di fornitura da parte dell’ASL di Dispositivi di Protezione Individuale, mezzi essenziali per tutelare la nostra salute e, soprattutto, quella delle decine di cittadini che visitiamo quotidianamente. Nonostante le continue richieste delle ultime settimane, cadute in un nulla di fatto, nella sede di Casale Monferrato ad oggi è presente un’unica mascherina FFP3 che stiamo utilizzando da circa una settimana, passandocela da medico in medico; non sono presenti mascherine chirurgiche, né camici monouso, né visiere.
Alcuni di noi sono riusciti a procurarsi a spese proprie alcuni dispositivi, che però risultano attualmente esauriti presso tutti i rivenditori nei dintorni. Non possiamo infatti garantire ai pazienti una visita medica effettuata in sicurezza, dal momento che il contatto con un operatore sanitario non adeguatamente protetto rappresenta un rischio sia per il medico stesso che per il paziente nonché un problema in termini di salute pubblica in quanto potenzialmente potremmo favorire la diffusione del virus» si legge nella durissima denuncia.
Si è in qualche maniera al paradosso: «Le Autorità guidate dal buon senso chiedono ai pazienti di non intasare il Pronto Soccorso e i Servizi di Emergenza-Urgenza territoriale (118), rivolgendosi ai Medici di Famiglia e alla Continuità Assistenziale, i quali però non si trovano attualmente nelle condizioni di assistere correttamente i pazienti per mancanza di dispositivi di protezione individuale. La nostra volontà è quella di avere un ruolo attivo in questa emergenza, fornendo un servizio utile in totale sicurezza per noi e per tutti quanti voi, proprio per questo se non verranno adottate urgenti misure per contenere la diffusione del virus, con il solo e unico scopo di tutelare la salute pubblica, saremo costretti ad adottare seri provvedimenti, sino alla chiusura del servizio stesso» dice la nota.
«Si tratta di un messaggio forte ma sono due settimane che segnaliamo alle autorità, sanitarie e non, questa emergenza. Non abbiamo ottenuto i dispositivi richiesti ma nemmeno una risposta, è molto preoccupante, è grave» dice il dottor Rosso.