Gavi Docg, “batteremo la Brexit puntando sull’Italia”
Nel Regno Unito va il 40% della produzione. Ghio: "Ora più attenzione al mercato interno, ma il nostro vino non conosce confini"
GAVI — Puntare di più sul mercato italiano: è la ricetta dei produttori del Gavi Docg per fare fronte alle incertezze causate dalla Brexit, diventata ufficiale il 1° febbraio. «Esportiamo nel Regno Unito circa il 40 per cento delle 13 milioni di bottiglie prodotte annualmente – dice il presidente del Consorzio di tutela Roberto Ghio – Quello inglese quindi per noi è un mercato molto importante e seguiremo con attenzione gli sviluppi della Brexit».
Finora, paradossalmente, l’uscita del regno di Elisabetta II dall’Unione Europea ha portato bene: «Ogni volta che le trattative sulla Brexit sembravano sul punto di concludersi, dall’Inghilterra arrivavano nuovi ordini – ricorda Ghio – Evidentemente anche oltremanica c’era preoccupazione e gli importatori facevano scorta di bottiglie per evitare di doverle pagare di più nei mesi seguenti».
Ora però l’uscita del Regno Unito dall’Ue è diventata realtà. E c’è anche il problema dei dazi Usa voluti dal presidente Trump. «Il nostro Gavi Docg è un prodotto d’eccellenza che non teme confini – dice il presidente Ghio – Certo dovremo continuare a puntare sulla qualità, ma penso che dovremo anche rivolgere uno sguardo più attento al mercato italiano, visto che oggi più della metà del nostro vino finisce all’estero». L’obiettivo è, in un certo senso, riuscire a imitare i francesi, che i vini più pregiati – come Champagne e Bourgogne – li consumano soprattutto in patria.
«Il Gavi è uno dei pochi vini che in questi anni non ha conosciuto flessioni – spiega Ghio – Ha pagato la scelta di usare solo uve da Cortese, garantendo così al nostro vino una “personalità” unica strettamente legata al territorio. Anche il prezzo delle uve è rimasto remunerativo, in media parliamo di 1,50 euro».
Quanto alla qualità del vino che troveremo in bottiglia quest’anno, «la vendemmia 2019 è stata ottima»: «A settembre abbiamo avuto forti escursioni termiche tra giorno e notte, che hanno esaltato i profumi dell’uva», conclude Roberto Ghio.