L’aggressione della ragazza in piazza Castello è stata un’invenzione
Sorprendente scoperta dei Carabinieri
CASALE – L’aggressione con rapina subita da una venticinquenne in piazza Castello nella notte tra l’11 e il 12 gennaio scorso che tanto scalpore e indignazione ha provocato a Casale? È stata”una finta”.
I Carabinieri di Casale hanno infatti denunciato per simulazione di reato e calunnia una rumena 25enne residente a Frassinello. La donna aveva denunciato di avere subito una violenta rapina da parte di un ignoto nordafricano spiegando di essere stata avvicinata nel corso della notte in piazza Castello mentre stava per salire a bordo della propria autovettura.
Secondo il suo resoconto, l’uomo dapprima le aveva intimato di consegnargli il telefono cellulare poi, davanti al suo rifiuto, l’aveva colpita con un pugno al volto, derubandola quindi del dispositivo e del denaro custodito nella borsa.
Tuttavia, la giovane, invece di chiedere l’intervento delle forze dell’ordine o del 118, aveva detto di essersi recata a casa, decidendo di rivolgersi ai Carabinieri sola la mattina seguente su consiglio della madre.
Proprio nello stesso periodo, i Carabinieri stavano stringendo il cerchio attorno al responsabile delle rapine seriali di Casale.
A seguito dell’arresto dell’uomo, un marocchino 34enne, la ragazza è stata invitata a riconoscere, in sede di ricognizione fotografica, l’autore del reato commesso in suo danno, che la stessa ha indicato inequivocabilmente proprio nell’autore delle altre tre rapine.
Il riconoscimento fin troppo facile ha suscitato nei Carabinieri qualche perplessità. Così, ascoltata nuovamente la ragazza, anche alla luce delle risultanze delle analisi condotte sugli impianti di videosorveglianza e sul traffico telefonico del telefono “rubato”, i Carabinieri hanno rilevato delle incongruenze che hanno fatto nascere concreti sospetti sulla veridicità delle sue dichiarazioni.
Posta davanti alle proprie responsabilità, la 25enne ha desistito dal proseguire nella messinscena e ha confessato di avere inventato tutto, simulando il reato e successivamente addebitandolo all’autore delle altre rapine realmente avvenute, di cui aveva letto e sentito dai media, al solo scopo di giustificarsi con i propri genitori per lo smarrimento del telefono cellulare e per gli ematomi sul viso, riportati a seguito di una violenta diatriba fra coetanei per futili motivi.