Bullismo a scuola e sul web: genitori “a lezione” dal ‘Team No violenza’
Il progetto è nato per aiutare le vittime di bullismo e informare i genitori. Il fenomeno è sempre più diffuso, anche nelle scuole
ALESSANDRIA – Improvvisa avversione verso la scuola, isolamento dagli amici e cambio di abitudini, strani lividi o graffi sul corpo, segnali che non devono passare inosservati, perché in molti casi possono essere sintomo di episodi di bullismo. Una vera e propria squadra di specialisti, docenti, psicologi e rappresentanti delle forze dell’ordine in sinergia per combattere la violenza tra adolescenti, sia questa perpetuata a scuola o sul web. Il ‘Team Scuola No violenza’ è un progetto nato con l’idea di aiutare ragazzi e ragazze vittime (o carnefici) di bullismo e di informare i genitori per prevenire il fenomeno e intervenire per tempo.
“Lo scorso marzo si è tenuto un corso formativo per i dirigenti scolastici e gli insegnanti della provincia che ha avuto un gran successo. Dopo questa esperienza è nata l’idea di creare un tavolo di lavoro per la prevenzione nelle scuole” ha spiegato Caterina Buzzi, referente dell’Ufficio Scolastico Territoriale per la legalità e il bullismo, nella serata di giovedì 23 ospitata nella sala conferenze dell’Istituto ‘Vinci-Migliara’ alla quale hanno partecipato oltre un centinaio di genitori e insegnanti. Tra i relatori – membri attivi del ‘Team’ – Teresa Brancaccio, assistente sociale del Cissaca specialista area minori e famiglie, l’ispettore Superiore della Polizia, Silvia Cavalieri, con i colleghi Enrico Pallavicini, vice ispettore, e Giorgio La Piana, sostituto commissario, la psicologa dell’Asl Maria Luisa Cormaio e il Maggiore dei Carabinieri Claudio Sanzò.
«Solo con il dialogo e l’ascolto si possono riconoscere eventuali campanelli d’allarme – è il messaggio lanciato dagli esperti – Non aspettiamo che siano i nostri figli a confidarsi, perché non succede quasi mai». Adolescenti sempre più connessi e calamitati da una realtà virtuale solo apparentemente libera da controlli e responsabilità. Adolescenti che hanno bisogno di genitori presenti e che sappiano riconoscere i contesti nei quali si relazionano i propri figli. «Quanto ne sappiamo del mondo del nostri figli? Quali responsabilità ci siamo assunti nei loro confronti? Queste – osserva il Maggiore Sanzò – sono le domande che i genitori devono porsi, perché spesso le conseguenze possono essere devastanti».
La legge 71 del 2017 sul cyberbullismo è entrata in vigore proprio a seguito di un tragico fatto di cronaca: nel 2013 la 14enne Carolina Picchio si tolse la vita a causa di una foto mandata al fidanzatino e finita sugli smartphone di cinque ragazzi che iniziarono a perseguitarla.
Prima di giungere alla vera e propria denuncia, la legge italiana consente alla Questura di notificare un’istanza di ammonimento. «Dal 2017, però, ovvero da quando l’ammonimento è previsto anche nei casi di cyberbullismo, non abbiamo ancora emesso nessun provvedimento di questo tipo». Il più delle volte, infatti, chi è vittima di bullismo preferisce nascondere il proprio disagio per la paura di procurare un dispiacere ai famigliari. «Recentemente – ha raccontato l’ispettrice Cavalieri – abbiamo avuto a che fare con il caso di una 14enne che ha raccontato alla madre di essere stata derubata da due uomini dei soldi che i genitori le avevano dato, subendo anche un tentativo di violenza sessuale. Il suo racconto, però, risultava anomalo, perché troppo ricco di quei dettagli che chi è vittima di violenza solitamente tende a rimuovere. Andando più a fondo, è poi emerso che la ragazza si era inventata tutto: i soldi, in realtà, li aveva consegnati a due ragazzi più grandi che da qualche tempo la stavano ricattando con la minaccia di diffondere una foto che aveva inviato al fidanzatino e che purtroppo era giunta fino a loro».