Cannabis ‘domestica’, ora si può? Non esattamente…
La Cassazione, a Sezioni Unite, ha stabilito che non è reato, ma la legge non è (ancora) cambiata...
ALESSANDRIA – La sentenza è del 19 dicembre, ma la notizia è rimbalzata su tutte le testate nazionali solo nel giorno di Santo Stefano: la Cassazione, a Sezioni Unite, ha stabilito che coltivare in casa (poche) piantine di cannabis non costituisce reato. «È passato Babbo Natale», avranno pensato in parecchi.
Da oggi, quindi, via libera all’autoproduzione ‘fai da te’? Non esattamente. In base all’articolo 28 del Testo Unico sugli stupefacenti (n.309 del ‘90), chi coltiva e produce senza autorizzazione sostanze psicotrope può ancora incorrere in sanzioni penali ed amministrative. La legge rimane questa, ma sta di fatto che, per la prima volta, l’organo più importante della Corte di Cassazione ha deliberato che «non costituiscono reato le attività di coltivazione di minime dimensioni svolte in forma domestica. Attività di coltivazione che per le rudimentali tecniche utilizzate, lo scarso numero di piante ed il modesto quantitativo di prodotto ricavabile appaiono destinate in via esclusiva all’uso personale». Una sentenza che certamente crea un precedente importante al quale si potrà fare appello nel caso di procedimenti analoghi.
«Da quando è uscita la notizia – spiegano Loris e Thomas, gestori del canapa shop ‘New Biogroup’ di via Tortona – molti clienti sono convinti che d’ora in avanti si potrà coltivare cannabis liberamente. Sia chiaro che non è così. Dai media sta arrivando un messaggio distorto, e in tanti non hanno compreso che si tratta solo di una delibera riferita ad un caso specifico».
Per sgomberare ulteriormente il campo da equivoci occorre attendere le motivazioni delle Sezioni Unite. Nella massima provvisoria, infatti, si leggono termini come “minime dimensioni”, “tecniche rudimentali”, “modesto quantitativo”, che lasciano spazio a diverse interpretazioni e che non stabiliscono limiti effettivi, come è normale che sia, perché stabilire i limiti di legge spetta solo al Parlamento. Proprio in Parlamento lo scorso 16 dicembre è stato escluso dalla legge di bilancio l’emendamento sulla regolamentazione dei derivati della cannabis per uso commerciale presentato dal senatore pentastellato Matteo Mantero. «Sarebbe stata molto più utile l’approvazione di questo provvedimento – commentano Loris e Thomas – e invece a produttori e commercianti è stata negata la possibilità di avere finalmente normative precise, recando così un pesante danno economico a tutta la filiera e al mercato della canapa». Un mercato che in Italia, solo nel 2018, ha superato i 150 milioni di fatturato.
Nel negozio di Loris e Thomas si può, acquistare tutto il materiale – grow box, lampade a led, filtri dell’aria, aspiratori, fertilizzanti – necessario alla coltivazione indoor «per qualunque tipo di piante si tratti. Quanto del nostro venduto è destinato all’autoproduzione domestica? Crediamo almeno il 90%». Gli articoli in vendita sono assolutamente legali, semi di cannabis compresi, «perché non hanno principio attivo, e la legge ne ammette la vendita come articoli da collezione».
Ma quanto può costare un kit completo per la coltivazione indoor? «Dipende dalle dimensioni della semina e dalla qualità del materiale. Per un kit base diciamo dai 300 ai 400 euro».