Spinetta: ci si ammala e si muore di più rispetto ad altre zone
Presentati i dati dello studio epidemiologico. Il sindaco: "Rilevanze da approfondire"
ALESSANDRIA – A Spinetta si registra un incremento del rischio di ammalarsi (riguardo a certe tipologie di tumore, e non solo) rispetto ad altre zone della Provincia di Alessandria e della regione. Quindi, ci si ammala e si muore di più ma non si sa ancora il perché. E i motivi andranno cercati con appositi studi.
Questo, in estrema sintesi, emerge dai dati della seconda tranche dell’indagine epidemiologica voluta dall’ex assessore Claudio Lombardi, sposata dall’attuale Giunta, presentati in conferenza stampa questa mattina a Villa Guerci alla presenza del sindaco, Gianfranco Cuttica di Revigliasco, dell’assessore comunale all’Ambiente Paolo Borasio, dei rappresentanti di Asl Al e Arpa che hanno redatto lo studio.
Sul giornale in edicola venerdì un approfondimento con dati e analisi dell’indagine epidemiologica.
“Analizzando i dati – spiega il dottor Enrico Guerci del Dipartimento di Prevenzione dell’Asl Al – è convenuto che forse potrebbe essere interessante fare una sorveglianza sanitaria (monitoraggio di certi parametri che devono ancora essere ben definiti, ndr), caldeggiata da Arpa, potrebbe essere lo step fondamentale per andare a definire e forse avvicinarsi a una sorta di nesso di causalità. La Regione pare favorevole a questo tipo di idea e si auspica un mandato dalla Giunta nel merito.
Il Laboratorio di Sanità pubblica della Regione, nell’ambito di un disegno di legge di bilancio per l’anno 2020, ha provveduto a presentare una proposta progettuale da finanziare con le risorse del prossimo triennio che prevede il coinvolgimento del Comune di Alessandria, Cpo, Asl Al e Arpa per approfondire e cercare di capire se questo tipo di studio porti da qualche parte o no. Penso che la volontà forte della Regione ci sia”.
Il sindaco di Alessandria: “Questo studio è importante perché ci ha portato ad avere dei dati, ad essere seduti a questo tavolo, e a individuare quali possano essere gli eventuali studi operativi. Perché altrimenti questo lavoro non è servito a niente. L’obiettivo è entrare dentro le problematiche per capirle al meglio. Dobbiamo radiografarle e individuare qual è il metodo migliore per affrontare quel problema.
Quindi, sottolineo, sarà cura del sottoscritto, della mia amministrazione , affiancare, sollecitare segnalare alla componente politica della Regione, la necessità di proseguire sulla linea di questi studi andando ad individuare in qualche modo i temi della sorveglianza ambientale e sanitaria. Questo è il nostro dovere.
In una situazione del genere, che è molto complessa, si sono fatte scelte a mio avviso intelligenti. Cioè, non esiste la madre di tutte le battaglie, la soluzione ideale: chiudiamo tutto (ad esempio). No, No. Esiste un sistema di attenzionamento, di controllo quotidiano e anche in qualche modo coercitivo rispetto al rispetto di certe cose con azioni che si sviluppano a seconda del problema che si affronta. Controlli fondamentali per capire, ma anche per essere pronti ad agire se determinati valori vanno fuori dai parametri. Tutto questo insieme di cose sistematizzato è l’unico modo che noi abbiamo per convivere, per accompagnare ciò che è la presenza di un contesto industriale importante che dà lavoro, e in qualche modo tutelare al massimo la popolazione residente, chi ci lavora e anche l’immagine di una città che nella sua capacità di rapporto con i diversi enti che operano è in grado di affrontare nel miglior modo oggi possibile determinati problemi che viceversa rischiano solo di creare grandi sconquassi“.
Il direttore del dipartimento Arpa di Alessandria e Asti, Alberto Maffiotti: “Non è in questi anni non ci sia stata alcuna attività dal punto di vista ambientale di controllo di quelle che sono le eventuali sostanze che possono generare queste patologie. Il controllo ambientale che viene fatto sull’area in oggetto è molto elevato, direttamente sul polo chimico e sulle altre aziende dell’area che è vincolata da quelle che sono le norme di emissioni e di scarichi e abbiamo un controllo tutto sulla parte esterna , sui luoghi dove la popolazione vive.
A Spinetta ci sono da anni due centraline di monitoraggio della qualità dell’aria specifiche per alcuni inquinanti che sono approfonditi e gestiti. C’è poi tutta l’altra parte di controllo di verifica sempre con Asl della potabilità delle acque, potabilità che è sempre stata garantita. Cioè, tutti coloro che sono allacciati, e oggi credo siano il cento per cento di Spinetta, all’acquedotto, hanno sempre bevuto acqua potabile, ovvero che non aveva queste sostanze all’interno. Prima degli anni 2000 c’erano alcune famiglie che di loro volontà non erano allacciate all’acquedotto, e quindi questa è un’esposizione che hanno avuto con un rapporto diretto col polo chimico. Se qualcuno pensa di bere ancora acqua che non è distribuita, che non è controllata da qualcuno, da parte del polo chimico è una sua responsabilità.
Dobbiamo gestire una situazione sotto controllo ma che ha delle criticità. E dare dati certi dal punto di vista scientifico. Un progetto di questo tipo con Assessorato all’Ambiente, l’Assessorato alla Sanità dobbiamo metterlo in atto. Con gli strumenti che abbiamo rispetto alla gestione delle emissioni di queste aziende per cercare di andare sempre a una riduzione di questi inquinanti, con un approfondimento anche di inquinanti che magari oggi sono presenti in tracce, che non sono normati, ma che tra qualche anno potremmo andare a scoprire che possono dare dei problemi“.