Barbero: “La Storia dà strumenti ‘per stare al mondo'”
"La Storia è appassionante quando si entra nel dettaglio, quando si comprende che i protagonisti sono diversi da noi per il modo di pensare ma sono esseri umani come tutti. I giovani scoprono la Storia all'università e si appassionano veramente quando possono approfondirla"
INTERVISTA – Ovunque sia ospite, il professor Alessandro Barbero riempie sempre la sala. Parla di Storia, in particolare medievale. Agli Incontri d’autore dell’Associazione Cultura e Sviluppo, nei giorni scorsi, ha preso spunto da Barbari – immigrati, profughi, deportati nell’Impero romano, un suo libro edito da Laterza qualche anno fa, per spiegare come si è sviluppata nei secoli la politica dell’Impero nei confronti dei popoli che vivevano ai suoi confini, come mai alla fine del quarto secolo dopo Cristo quei movimenti migratori sono diventati destabilizzanti e quale fu l’importanza della battaglia di Adrianopoli del 378, tra Goti e Romani. Abbiamo approfittato per porgli qualche domanda.
Lei è in grado di rendere affascinante una materia considerata “noiosa”, la Storia: quali strumenti usa per ottenere questo risultato ?
La Storia è la materia più divertente quando si fa come si deve. A scuola non c’è abbastanza tempo, anzi si diminuiscono le ore per dare spazio ad altre discipline. La Storia è appassionante quando si entra nel dettaglio, quando si comprende che i protagonisti sono diversi da noi per il modo di pensare ma sono esseri umani come tutti. I giovani scoprono la Storia all’università e si appassionano veramente quando possono approfondirla.
Per i giovani, quindi, è importante studiare Storia?
La Storia è il catalogo delle cose che gli esseri umani hanno fatto. Un tempo si insegnava per celebrare le gesta, gli eroi, i sovrani e i conquistatori. Ma la Storia è il ricordo delle piccole cose, degli orrori umani. È importante conoscerla perché ci dà strumenti ‘per stare al mondo’. Quando lo storico insegna bisognerebbe chiedergli ‘come fai a saperlo?’ perché si deve ancorare a fonti dimostrabili. Tutto ciò è fondamentale in un’epoca come la nostra in cui siamo bombardati di informazioni da fonti diverse, spesso senza un fondamento.
Lei insegna Storia Medievale: come mai si è appassionato proprio a questo periodo storico?
Fin da bambino sono stato appassionato in particolare di storia militare, ma non trovavo interessante il Medioevo. Poi al liceo ho letto “La società feudale” di Marc Bloch e sono rimasto folgorato. Mi sono iscritto all’università già pensando di studiare la storia medievale. A Torino insegnava il professor Giovanni Tabacco, che è stato il mio Maestro.
Quanto sono importanti i mass media nella divulgazione della cultura e in particolare della storia?
Una enorme importanza. La televisione è un mezzo tradizionale, possiamo dire anche vecchio. Funziona per volontà politica, negli anni 60 si pensava al ruolo pedagogico della Rai, ora c’è Rai Storia e Rai Cultura. Il salto è avvenuto con YouTube e i social. Le conferenze e i festival sono importanti, vi partecipano migliaia di persone che possiamo considerare parte di una élite colta e borghese, ma il web è un moltiplicatore. La gente ama guardare lezioni in rete.
Lei sottolinea spesso la difficoltà in Italia di dare il meritato credito alla ‘verità storica’: quali rischi comporta questo per il nostro Paese?
In Italia non c’è una grande cultura storica. Ci sono però momenti che non vengono dimenticati ma strumentalizzati. Fascismo e Resistenza spesso sono oggetto di polemica ma mai fondata sulla vera conoscenza. Ci sono pregiudizi e invenzioni, spesso frutto della memoria di famiglie schierate o indifferenti. La storia è la capacità di studiare capendo le ragioni degli uni e degli altri, senza paura di dire che qualcuno ha più ragione.
Lei dice che le epoche non si assomigliano ma ci sono analogie.
La storia non si ripete mai, non ci sono cicli, non torna quello che c’era prima. Si tratta di capire le analogie più serie per vedere se in passato si sono già verificate situazioni paragonabili. Studiare aiuta a capire che non sempre ‘è stato così’. Chi parla di invasioni barbariche riferendosi all’attualità ha un approccio ideologico. La mescolanza è positiva o rappresenta una minaccia? L’arrivo dei migranti non è un fenomeno innocuo ma se ben regolamentato non è distruttivo.