Pd: “Il nuovo ospedale è un progetto possibile”
Le strade sono due: il partenariato pubblico privato o aprire un dialogo per il prossimo piano triennale Inail
ALESSANDRIA – Sono i rappresentanti regionali del Partito Democratico, Domenico Ravetti, presidente in Regione del gruppo consiliare Pd insieme ai colleghi Mauro Salizzoni e Domenico Rossi, a chiedere alla giunta Cirio, rivolgendosi all’assessore alla Sanità, Icardi, di avviare un dialogo, un confronto per delle proposte di edilizia sanitaria per la provincia alessandrina. “E’ arrivato il tempo di proposte e soluzioni: iniziare a parlarne in Consiglio regionale (ne abbiamo chiesto uno aperto), in Consiglio comunale e con tutti gli attori interessati”. Queste le parole di Ravetti dopo il primo sopralluogo all’ospedale di Alessandria e l’incontro con medici e operatori sanitari. “Il nuovo ospedale non è un vago titolo. E’ un progetto possibile a cui si deve iniziare a lavorare con convinzione”.
Una convinzione che deve arrivare dalla giunta regionale: “non si possono sentire certe affermazioni contro la minoranza dall’assessore Icardi. Non si può rispondere con battute mal riuscite alle sollecitazioni della minoranza su un tema così importante. Cambi atteggiamento e venga a presentare la visione della propria amministrazione regionale sul futuro dell’edilizia sanitaria piemontese e nello specifico di quello della provincia di Alessandria”. Da lui i rappresentanti del Pd non vogliono più sentire dire che “si farà”, ma “come, dove e quando”.
Da qui le proposte del Pd. “La giunta Chiamparino aveva lasciato un progetto da un milione e mezzo (del 2018). La Regione è indebitata, non ha soldi e non può accendere mutui. Le strade quindi che rimangono sono due – spiega Domenico Rossi – Una è quella del partenariato pubblico privato (normata per gli enti in difficoltà finanziarie) che non sembra essere vista di buon occhio dall’assessore Icardi. L’altra è quella Inail, ovvero aprire un dialogo per il prossimo piano triennale Inail che stanzia risorse, arrivando con una ipotesi di progetto concreta per il nuovo ospedale di Alessandria. Ma bisogna iniziare ad attivarsi ora, se non si vuole arrivare tardi come è stato per Novara”.
Anche perché “qui teniamo duro. Quello che c’è va benino, ma bisogna pensare ad altro”. Le parole riferite a Salizzoni (medico di professione) dai colleghi di Alessandria. “La medicina oggi va ai 300 all’ora e la struttura dell’ospedale oggi non è più adeguata a rispondere alle nuove esigenze sia del personale e delle professionalità che operano, sia della cittadinanza”. Tanto è che uno dei maggiori problemi è quello della mobilità passiva, come hanno confermato Rossi e Ravetti. “Noi paghiamo 211 milioni l’anno alla Lombardia. Con queste cifre si finanzia un ospedale di medie dimensioni”.
Tanto è anche lo spostamento dell’utenza verso la Liguria, come ha ricordato l’ex sindaco di Novi Ligure, Rocchino Muliere. Perché “quella di un nuovo ospedale ad Alessandria è l’unica strada per potenziare anche gli ospedali periferici, quelli dei territori”. Che hanno grosse emergenze da affrontare: “Novi essendo presidio emergenza non può non avere il reparto di ortopedia. Ma come si fa? Si da al privato? – chiede ironicamente Muliere – Lo si può fare per rispondere all’emergenza, ma poi serve una prospettiva diversa. Che non c’è. E che deve rimanere servizio pubblico, non in mano ai privati”.
L’altra questione legata a doppio filo sia al discorso nuovo ospedale che al legame con i territori della provincia è il secondo ponte sul fiume Bormida. “La nuova struttura si deve trovare in una zona semplice da raggiungere a tutti, perché deve fare rete con gli altri presidi ospedalieri. Una discussione che deve partire dal Consiglio comunale di Alessandria e che non può prescindere dal collegamento necessario del secondo ponte sulla Bormida. Perché non si pensa di destinare una quota parte dei 20 milioni del Salva Alessandria, a questa opera e alla risoluzione del problema del rio Lovassina?” ha aggiunto l’ex sindaco Rita Rossa.