Onde elettromagnetiche, si incomincia a farci l’abitudine?
I limiti di legge sulle emissioni degli impianti sono più restrittivi che nel resto dell?Ue. Ma le lobby delle telecomunicazioni premono perché ci si ?adegui?
ALESSANDRIA – Non ne possiamo fare più a meno, per il lavoro, il tempo libero. Per socializzare a distanza. Le telecomunicazioni, in questi anni, sono cresciute esponenzialmente per adeguarsi alle esigenze delle persone e delle tecnologie che di volta in volta «alzano l’asticella» in termini di prestazioni.
Dietro a un gesto ripetuto all’infinito come un click – o meglio un tap – si nasconde una tecnologia che agli albori era vista un po’ con diffidenza all’innalzarsi delle prime antenne. Ma che poi, con il passare del tempo, ci è sembrata sempre più famigliare, forse anche perché l’attenzione si è focalizzata su altri tipi di inquinamento, in mancanza di prove schiaccianti su quanto possano fare male le onde che emettono i dispositivi riceventi e trasmittenti.
Drizzate le antenne
Qualche numero: gli impianti per telefonia già funzionanti nel Comune di Alessandria sono 143 (dati Arpa di ottobre 2019), quelli sparsi per tutto il territorio provinciale sfiorano i mille: 912. Invece, gli impianti radio-tv in provincia sono 242. Il conto è presto fatto: esistono oltre 1.100 antenne che irraggiano i segnali delle telecomunicazioni, soprattutto per ‘coprire’ tutte le aree dal segnale dei cellulari, anche quelle più impervie. Il numero è destinato comunque ad aumentare con i potenziamenti delle reti – prossimi al 5G – e con la nascita di compagnie di telecomunicazioni che cercano di infilarsi ancora in un mercato potenzialmente redditizio.
Sono una ventina, infatti, le nuove richieste di installazioni per cui è stato chiesto un parere, non ancora rilasciato, all’Arpa, l’ente che monitora e certifica l’osservanza delle regole, soprattutto di emissione delle onde. Non è detto che tutte e venti vengano effettivamente installate: spesso i piani delle aziende cambiano, così sebbene ci possa essere il via libera regionale, non è detto che vengano accese.
Tira e molla legale
L’Italia in fatto si salute è sempre più cauta rispetto ad altri Stati europei. I limiti di legge sulle emissioni degli impianti sono più restrittivi che nel resto dell’Ue. Ma le lobby delle telecomunicazioni premono perché ci si ‘adegui’, un po’ perché il 5G richiede frequenze maggiori, un po’ per avere maggiore libertà nella gestione. Esiste una bozza di revisione delle norme in cui si rivede il concetto di esposizione, ‘annacquando’ la media sulle 24 ore.
L’esperto
Giovanni D’Amore è il direttore del dipartimento rischi fisici e tecnologici dell’agenzia regionale per l’ambiente. È sulla sua scrivania che arrivano tutte le richieste e le analisi. Nonostante il continuo giusto dibattito su quanto facciano male le onde, sembra che i cittadini abbiano incominciato a farci l’abitudine, anzi, chi se l’è fatta installare sopra casa è quasi contento: «Anche se ce l’abbiamo sul tetto, l’esposizione non è mai zero», precisa, «sebbene le antenne funzionano come un faro che illumina: si avrà un fascio più intenso, a degradare». Altro fattore è l’altezza: «Quanto più ci si alza dal suolo e ci si avvicina all’antenna, tanto maggiore sarà l’esposizione, sempre considerando le regole ferree sui limiti imposti dalla legge in fato di emissioni».
Semplificando brutalmente, sarebbe meglio avere un’antenna per cellulari sopra la testa per l’effetto «ombrello», e magari abitare nei piani bassi, lontani dalla centralina stessa. «Abbiamo una costante attenzione sul problema delle emissioni, ma senza un’evidenza certa sui rischi continuiamo a procedere nelle norme senza allarmismi. L’Oms ha inserito i campi elettromagnetici come possibili cause cancerogene, il che significa che possono esserci degli indizi non sufficienti per avere un dato scientifico certo su come le radiofrequenze influiscano sull’uomo».
5G più ‘leggero’
Al crescere delle frequenze, la penetrazione sul corpo umano è minore. Così la nuova frontiera numero 5 le cui frequenze vanno dai 3 Gh in su, dovrebbero avere un impatto minore. Gli studi direbbero che frequenza e penetrazione sono inversamente proporzionali nel corpo e che l’onda elettromagnetica vada diminuendo: «I segnali 5G, rispetto ai sistemi fino ad oggi in uso, porteranno ad una deposizione di energia più superficiale (pochi mm)».