Vaccari ritira il progetto di discarica e Minipo’. “Non manterrei la parola data”
"Con questa scelta oggi ho dato un calcio nelle caviglie alla paura: non c?è bisogno delle vittorie dei comitati del ?No? a tutti i costi, ma della serietà d?impresa"
ALESSANDRIA – “Vaccari ha una sola faccia e una sola parola. Così mi fermo qui”. Così Massimo Vaccari, proprietario de La Filippa, ha annunciato il ritiro del progetto di discarica di rifiuti non pericolosi e successivo recupero a fini turistico-ricreativi che sarebbe dovuto nascere in località Pitocca, tra i comuni di Casal Cermelli e Frugarolo. Lo ha fatto il giorno prima dell’avvio in Provincia dell’Inchiesta Pubblica (che è stata annullata) richiesta da Legambiente e da altri comitati del ‘NO’ nati in questo anno. E qualche giorno dopo gli eventi alluvionali che hanno colpito il territorio: “in pochi giorni è scesa la pioggia di due anni”.
Le motivazioni
Perché ha deciso di ritirare il progetto? “Perché dovrei fare tutto quello che ho sempre detto che non avrei fatto. Non rispettare le promesse fatte alla gente. Invece voglio dimostrare che Vaccari non mette il profitto davanti a tutto”. Questo nonostante il costo sostenuto fino ad oggi (tra i 600 e i 700mila euro) tra 18 collaboratori al progetto, studi e documentazione aggiuntiva per “tranquillizzare” sulla bontà dell’opera. La falda superficiale, con i due eventi del 21 ottobre e del 23 novembre, si è alzata. “Ma per un vincolo amministrativo che c’è in Italia, il mio progetto sarebbe comunque realizzabile, se però alzo la porzione di terreno di 2 metri, rispetto alla massima di falda”. Il che significa “abbancare 450mila metri cubi di terre e rocce di scavo per alzarsi, che significa prenderli da Terzo Valico. Aumentare il traffico di cantiere in questa zona. Mentre ho sempre detto che avrei ridotto il traffico e utilizzato altro materiale”. Una decisione sofferta, arrivata dopo il primo tentativo di “non mollare” (con il primo evento di maltempo) che prevedeva di procedere con l’innalzamento del fondo solo su una parte del terreno, “perché inizialmente la falda si era alzata solo in una porzione, senza toccare l’altra”. Una riduzione dai 960mila metri cubi a 450mila con il dimezzamento dei tempi di realizzazione e quindi di riqualificazione con il progetto del Minipo’, da 8 a 4 anni. Ma poi, il 23 novembre il nuovo evento alluvionale, “che ha interessato anche l’altra parte dove la falda non si era alzata”.
Ma si farà… altrove?
Con questi lavori, il progetto non avrebbe avuto problemi di sostenibilità. “Ho dato l’anima e credo ancora nella validità di questa operazione. Perché non esiste un problema di falda” ha sottolineato Vaccari. Che vuole comunque realizzarlo, anche se altrove. “Con calma nei prossimi mesi inizierò a vedere se altri comuni nel bacino piemontese del Po’ (dalla sorgente fino ad Isola S. Antonio, ndr) sono interessati”. Che si è lasciato ad un commento: “in questo Paese viviamo di paura. Io posso cercare di azzerare il rischio dei miei progetti, non la sfiducia della gente. Io con questa scelta oggi ho dato un calcio nelle caviglie alla paura: non c’è bisogno delle vittorie dei comitati del ‘NO’ a tutti i costi, ma della serietà d’impresa”.