«Per chi lavora a Genova isolamento drammatico»
Alessandra Rapetti è una dei tanti pendolari che stanno pagando un prezzo altissimo ai problemi dei treni e dell'A26
OVADA – «Abito di fronte alla stazione. Quando vedo arrivare un treno mi fiondo». Non è una che si perde d’animo Alessandra Rapetti. Da membro del direttivo del comitato dei pendolari quando il crollo del ponte Morandi ha avuto ripercussioni pesanti anche sulla Acqui – Genova ha creato il gruppo Facebook “Ovada – Genova… strada facendo” per tenere in contatto persone dell’Ovadese che lavorano nel capoluogo ligure e possono scambiarsi passaggi in macchina. Con la parziale chiusura dell’A26 dell’altro giorno la situazione è diventate quasi insostenibile. «Martedì – racconta Rapetti che nella vita è infermiera professionale al San Martino – sono tornata passando dalla A7. Per fortuna la mia azienda ha aperto una foresteria. Ma la situazione degli ovadesi che viaggiano per lavoro è veramente drammatica». L’isolamento dei basso Piemonte e Valle Stura è aggravato anche dall’assoluta mancanza di informazioni sui treni. «Navighiamo a vista – prosegue Rapetti – e da quando è stata chiusa la stazione di Ovada è diventato peggio. L’unica arma che abbiamo è lo scambio tra di noi. Quando abbiamo notizie sicure da diffondere».