Rio Lovassina e secondo ponte Bormida: i progetti ci sono ma…
L'appello è già stato rivolto ai diversi gradi istituzionali
ALESSANDRIA – Combattivo il sindaco di Alessandria, Gianfranco Cuttica di Revigliasco affiancato da vicesindaco Buzzi Langhi e assessori Barosini e Borasio nella prima seduta della commissione Territorio fortemente voluta dal presidente Mauro Bovone (FI) per “passare dalle parole ai fatti”. E’ quello che succede dopo un’emergenza: si sollevano le criticità ancora aperte, ma poi troppo spesso non si riesce a proseguire nella ‘battaglia’ per ottenere dei risultati. Questa volta però la voce del primo cittadino sembrava evidenziare intenzioni differenti. I due problemi che si sono ‘vissuti’ ancora nell’ultima emergenza alluvione sono: rio Lovassina che manda sistematicamente a bagno Spinetta Marengo e la necessità di avere un secondo ponte sul fiume Bormida, “non per questioni di viabilità, ma per questioni di sicurezza e di protezione civile, perché lì ci sono abitazioni, aziende. Per non parlare del fatto che ospedale, vigili del fuoco… sono tutti da questa parte di città. Ma non riguarda solo lasciare tagliata fuori Spinetta, ma anche Novi, Tortona… insomma buona parte della provincia alessandrina”. L’appello è già stato rivolto ai diversi gradi istituzionali: dal capo della Protezione Civile, al presidente del Consiglio dei Ministri, poi in Regione.
Quello che serve è una “rivendicazione corale: dobbiamo risolvere queste due questioni. Bisognerà alzare la voce e fare capire che si tratta di necessità per il nostro territorio che rientrano nell’emergenza e non si tratta di problematiche di tipo strutturale”. Creare un tavolo tecnico e politico in cui si evincono le problematiche sul nodo fluviale della Bormida e del secondo collegamento dell’arteria stradale. Anche perché i progetti ci sono, o sono comunque quasi in dirittura d’arrivo, ma il problema resta sempre quello di ottenere delle risorse per realizzarli, “altrimenti restano solo parole, visto che le cifre di cui si parla arrivano a superare i 100 milioni se si considerano i 10 milioni per il Rio Lovassina, i 20 per il secondo ponte, altri 30 per S. Michele (dove c’è uno studio fatto con soldi della Regione che dà 4 o 5 soluzioni possibili, ha ricordato il vicepresidente del Consiglio Enrico Mazzoni, ndr) e i 50 per le casse di esondazione sul nodo del Tanaro” ha aggiunto l’assessore Borasio.
Rio Lovassina
Una storia che va avanti da 20 anni, “non solo con le parole, ma anche con gli atti” ha spiegato Cuttica. Era stato fatto uno studio di fattibilità. “Ora con soldi nostri è stato fatto un progetto definitivo. Serve passare all’esecutivo”. Lo studio dell’ingegner Sordo, “finanziato nel 2018 con determina dovrebbe essere presentato entro fine anno. E’ una evoluzione dello studio di fattibilità che era già stato fatto in passato”. E che il capogruppo M5S modificherebbe “perché troppo costoso, si potrebbe spendere meno ottenendo stessi risultati, oltre che troppo ‘cementoso’. Ma va bene, purché si faccia qualcosa per quella follia originaria che è stata tombare quel torrente”. Battere il chiodo finché è caldo. Ma senza poi mollare: “completiamo il progetto e poi andiamo però a battere cassa. In Regione. Facciamo un Ordine del giorno condiviso da tutto il Consiglio e dalla giunta” sono state le parole di Mazzoni. “E poi andiamo tutti insieme in missione a Torino: istituzioni, partiti e associazioni” ha aggiunto Abonante. Dialogare con Regione “anche per i fondi di qualche mese fa del Ministero dell’Ambiente – ha aggiunto il consigliere Gentiluomo (M5S) – di 35 milioni: 12 interventi in 12 Comuni. Ma il nostro non c’è!”.
Già nel 2015, durante gli Stati Generali per l’assetto idrogeologico del Piemonte erano state date delle garanzie dalla giunta regionale (assessore Balocco) all’allora assessore Claudio Lombardi (che ha partecipato alla commissione, ndr) come ha ricordato Paolo Berta, capogruppo Pd. C’è un progetto, una documentazione, che attesta una serie di lavori necessari e le relative somme di spesa. “Era stata creata un’unità operativa con una parole d’ordine: prevenzione. 9 miliardi per 7 anni da Governo italiano per il territorio, con una sceltA in base alle priorità d’intervento. E il progetto del Rio Lovassina era tra quelle”. Ma tutto è rimasto fermo. Lombardi ha ricordato come il problema di quel rio è a monte dell’abitato di Novi Ligure: “viene scaricata sul Lovassina una grande quantità d’acqua. Se invece a monte si creasse un bypass per scaricare sullo Scrivia, anziché sul Lovassina…”.
Secondo ponte sulla Bormida
L’altra necessità. “Il M5S si sta attivando presso il Ministero dell’Ambiente per ottenere qualcosa che vada proprio destinato a questo” sono state le parole di Serra. Dopo lo sfogo del sindaco: “qui c’è un nodo idraulico delle balle! Sul fronte Bormida sono stati fatti pochi lavori, quasi nulla. Anche le arginature sono state comunque condizionate dalla presenza dell’attuale ponte”.
“Il progetto per il secondo ponte sul fiume Bormida è sempre quello – ha aggiunto Cuttica di Revigliasco – Un nuovo asse stradale che parta da zona Panorama e arrivi al punto non golenale, ovvero fino alla rotonda Solvay o comunque all’intersezione con la Stortigliona, più o meno lungo il viadotto a seconda della disponibilità di risorse”. Intanto “c’è da pensare con Aipo e Protezione civile provinciale di ripristinare l’argine tra Orba e Bormida, che è quello che è stato sfondato nel punto di confluenza e che ha creato pericolo sulla sponda destra del fiume, lato Paglieri” come spiegato dall’assessore alla Protezione Civile.